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Cos’è la de-dollarizzazione? L’ascesa dei Brics minaccia la supremazia del dollaro?

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Filippo Iachello

5 min

Che cos’è la de-dollarizzazione? É in arrivo?

Che cos’è la de-dollarizzazione? Questo processo economico è già iniziato o gli USA riusciranno a mantenere la loro supremazia a livello globale?

Per rispondere alla domanda che cos’è la de-dollarizzazione si può dire che è un processo che implica una riduzione significativa dell’utilizzo della moneta fiat degli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda le transazioni commerciali e finanziarie globali. Nella storia, in particolare dalla prima guerra mondiale in poi, il dollaro è stato il Re delle valute, un pilastro dell’equilibrio finanziario globale.

Oggi però, dopo un lungo processo di globalizzazione e, soprattutto, con l’ascesa di economie una volta emergenti ma oggi sempre più importanti nel bilancio del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale, la situazione potrebbe cambiare. Che cos’è davvero la de-dollarizzazione e come, questo processo, potrebbe cambiare la situazione economica globale?

Che cos’è la de-dollarizzazione?

Joyce Chang, presidente del Global Research di J.P. Morgan, afferma che: “l’idea che il dollaro stia perdendo il suo status di valuta di riserva si è rafforzata, soprattutto da quando il mondo si è diviso in blocchi commerciali dopo l’invasione russa dell’Ucraina e la crescente competizione strategica tra Stati Uniti e Cina.” 

Inoltre, all’interno della campagna elettorale statunitense si è parlato apertamente della possibilità di svalutare il dollaro per mantenere competitiva l’economia americana. Quindi cerchiamo di capire se il dollaro sta davvero perdendo terreno?

Prima di provare a rispondere a questa domanda urge specificare che cosa si intende per de-dollarizzazione. Come già anticipato, questo termine si riferisce alla progressiva decrescita dell’utilizzo della moneta statunitense, un processo che potrebbe minare, in un’ottica di lungo termine, il dominio del dollaro sui mercati finanziari globali, dove prestiti e finanziamenti vengono denominati in dollari.

Attualmente emergono due principali scenari capaci di erodere lo status del dollaro. Il primo, che possiamo definire interno, ha a che fare con la sicurezza e la stabilita del dollaro e quindi la posizione che occuperanno gli Stati Uniti d’America nei prossimi anni a livello economico. Rispondendo, principalmente, ad una domanda: gli USA resteranno la prima potenza economica, politica e militare del mondo?  Difficile dirlo ora, anche se questo è sicuramente uno degli obiettivi principali del neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Tuttavia non è per niente scontato che riuscirà a raggiungerlo.

Passiamo, poi, al principale dei fattori esterni che potrebbero contribuire ad accelerare il processo di de-dollarizzazione. In questo senso i paesi da tenere d’occhio sono quelli appartenenti ai BRICs, in particolare Cina, India e Russia. Per esempio, se la Cina attuerà riforme politiche ed economiche che renderanno lo Yuan più sicuro e stabile e la liquidità sufficiente a gestire la crescente domanda globale.

Il possibile impatto della de-dollarizzazione

Sapere che cos’è la de-dollarizzazione significa anche conoscere il possibile impatto che questo fenomeno potrebbe avere sull’economia mondiale e sui paesi interessati, in particolare gli Stati Uniti. 

In primis, questo processo modificherebbe irreversibilmente l’equilibrio di potere tra i Paesi tra i paesi più potenti al mondo, rimodellando l’economia e i mercati globali, causando un rallentamento della crescita per gli asset finanziari statunitensi, rispetto al resto del mondo. Al contrario potrebbero crescere i rendimenti dei titoli a reddito fisso, come i titoli di stato (bond), a fronte di una decrescita della domanda.

La crescente debolezza del dollaro potrebbe, poi, rendere le esportazioni USA più competitive a livello globale, ma anche ridurre gli investimenti esteri nel paese e provocare una crescita dell’inflazione, dato che il costo dei beni importati sarebbe più alto. 

Quanto anticipato è già visibile sul mercato delle materie prime, dove alcuni Paesi hanno iniziato a usare valute alternative al dollaro, specialmente per acquistare il petrolio. Per esempio la Russia ha da tempo iniziato ad utilizzare il Rublo e le valute dui alcuni paesi “amici” come lo Yuan cinese, il Dirham degli Emirati Arabi Uniti e le Rupie indiane, per la compravendita di petrolio.

Infine, il processo di de-dollarizzazione potrebbe avere, come effetto collaterale, un aumento del prezzo dell’oro, dato che molte banche centrali potrebbero preferirlo come riserva di valore. In effetti gli asset scarsi per definizione, come l’oro o Bitcoin, sono storicamente molto più efficaci per raggiungere il sopracitato scopo.

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La de-dollarizzazione è imminente?

Dopo aver compreso che cos’è la de-dollarizzazione e il suo possibile impatto sul mercato globale possiamo tirare le somme; nello specifico cercando di capire questo processo è destinato ad accelerare nei prossimi mesi. È lampante come gli Stati Uniti abbiano dovuto affrontare una riduzione della loro quota di mercato all’interno del commercio globale. Tuttavia, ciò non implica necessariamente che il processo di de-dollarizzazione sia irreversibile.

Il calo della quota di dollari tra le banche centrali, soprattutto quelle dei mercati emergenti, non è sufficientemente ingente per giustificare questa preoccupazione. Altri fattori, come i depositi bancari, i fondi sovrani e gli investimenti esteri, continuano a sostenere il dominio della valuta statunitense. Inoltre, nonostante la crescente diversificazione nelle riserve valutarie, il dollaro rimane centrale nella finanza globale grazie a solide fondamenta strutturali come la profondità dei mercati di capitale e la trasparenza finanziaria.

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