News
Supply chain e open finance: l’integrazione che potrebbe rivoluzionare il concetto di filiera
Giuseppe Avolio
8 min

La supply chain potrebbe trasformarsi con l’integrazione dell’open finance. Lo scopo è rendere i flussi finanziari più efficienti e trasparenti. Come?
La supply chain è pronta a lavorare con l’open finance in una sinergia che promette sviluppi più che positivi: grazie alle API, le parti coinvolte nelle diverse fasi della filiera di approvvigionamento potrebbero efficientare notevolmente i flussi finanziari. In questo articolo vedremo insieme in che modo. Cominciamo!
Supply chain: significato e come funziona
Per supply chain, o filiera di approvvigionamento, si intende l’insieme di tutti gli elementi che partecipano al percorso che va dalla creazione del prodotto fino alla sua consegna al consumatore finale. Il termine chain non è casuale: serve a dare l’idea di catena, ovvero di flusso ordinato di fasi interconnesse in cui ogni blocco dipende dal corretto funzionamento di quello precedente e di quello successivo.
Se la supply chain gestisce il flusso fisico di beni e servizi, la supply chain finance (SCF) ne coordina il flusso finanziario. La SCF, infatti, è definita come la totalità delle soluzioni che hanno l’obiettivo di ottimizzare le operazioni finanziarie fra le aziende fornitrici e acquirenti coinvolte nella filiera di approvvigionamento. Si tratta pertanto di una serie di strategie che mirano a rafforzare la collaborazione e la fiducia fra gli interlocutori, offrendo vantaggi reciproci e tangibili tanto a chi produce quanto a chi acquista. Questa logica collaborativa nasce dal fatto che la supply chain è potenzialmente esposta a numerosi pericoli. Gli esempi più comuni: l’acquirente paga ma il fornitore non spedisce o, al contrario, il fornitore spedisce ma l’acquirente non paga. Questi incidenti di percorso possono seriamente minare il funzionamento e la stabilità della catena e rallentare la velocità delle operazioni, con ricadute concrete a livello economico.
Senza essere precisi e noiosi, alcune delle principali funzionalità della supply chain finance sono il reverse factoring e il dynamic discounting. Il primo, traducibile in italiano (male) con anticipo inverso delle fatture, è la soluzione principale della SCF. In che senso “inverso”? Nel senso che se il factoring diretto prevede che il fornitore venda le sue fatture non ancora incassate a una società terza per ottenere liquidità immediata, pagando le commissioni a questo intermediario, il factoring inverso ribalta i ruoli: è l’acquirente – una grande azienda – che chiede l’anticipo alla società terza affinché il fornitore possa avere capitale a migliori condizioni per portare a termine l’ordine. Lo scopo è permettere al fornitore di accedere al denaro godendo dell’affidabilità creditizia della grande impresa acquirente. Sembra complesso, ma è come se l’impresa acquirente dicesse al fornitore “tranquillo, ci metto io la faccia, così ricevi i soldi prima e paghi di meno il prestito”. In seguito, effettuerà il rimborso e pagherà un tasso di interesse sensibilmente minore rispetto a quello che la società di finanziamento avrebbe applicato in caso di factoring diretto. L’impresa acquirente, alla fine dei giochi, paga un prezzo finale più basso.
Il dynamic discounting, o sconto dinamico, si basa sulla stessa logica in quanto è sempre l’azienda acquirente ad anticipare la liquidità. In questo caso, però, non ci sono intermediari che concedono prestiti, ma la transazione avviene direttamente tra fornitore e acquirente: il primo emette una fattura con scadenza, il secondo la incassa e anticipa la liquidità. Cosa ci guadagna l’impresa acquirente? Uno sconto in fattura detto dinamico perché varia in modo proporzionale al tempo di anticipo del pagamento: prima paghi meno paghi e viceversa.
Quindi, per riassumere in due righe, le soluzione di SCF hanno l’obiettivo di migliorare la gestione del capitale e ridurre i tempi di pagamento, offrendo alla parte fornitrice l’accesso anticipato alla liquidità. Inoltre, permettono alle piccole e medie imprese (PMI) fornitrici di ricevere finanziamenti a migliori condizioni godendo del rating creditizio degli acquirenti che, come abbiamo visto, “ci mettono la faccia”.
Open Finance: cos’è e come funziona
L’Open Finance è definito come un sistema di condivisione sicuro e consensuale dei dati finanziari dei clienti fra i vari attori, finalizzato allo sviluppo di prodotti o servizi innovativi. È consensuale perché necessita del consenso del proprietario dei dati. Si basa sul concetto di Open Innovation, che concepisce l’innovazione non come il frutto di dinamiche competitive basate sulla segretezza, ma come il risultato di collaborazione, condivisione e trasparenza. L’Open Finance è considerata l’upgrade dell’Open Banking perchè ne estende le logiche: anziché concentrarsi esclusivamente sui dati bancari, prende in considerazione l’intero settore finanziario. Ciò significa che se l’Open Banking si focalizza sui servizi bancari, l’Open Finance mira a creare un ecosistema finanziario interconnesso, includendo mutui, polizze assicurative, portafogli di investimento, fondi pensione e così via.
L’Open Finance si basa sostanzialmente sull’interazione fra tre tipologie di attori: i clienti, le istituzioni finanziarie e i TPP – Third Party Providers, società terze che scambiano, elaborano e utilizzano i dati. In breve, i clienti decidono se garantire ai TPP l’accesso ai propri dati finanziari detenuti dalle varie istituzioni. Una volta concessa l’autorizzazione, le API (Application Programming Interfaces), che sono il motore tecnologico dell’Open Finance, fanno da “ponte” fra sistemi informatici diversi consentendo una comunicazione efficace e sicura delle informazioni finanziarie. In questo modo prende forma un ecosistema in cui varie realtà si scambiano le conoscenze acquisite e collaborano insieme per crearne di nuove, con l’obiettivo di produrre soluzioni innovative e migliorare la struttura finanziaria nel complesso.
Per comprendere l’importanza di questo nuovo paradigma, potrebbe essere utile un esempio come l’organizzazione della Pasquetta. Vuoi mettere in piedi il tradizionale pranzo tra amici e scegli chi si occupa della brace, chi cucina le verdure, chi prende da bere e chi compra piatti e bicchieri. Sei l’organizzatore, ti arrivano mille messaggi: l’addetto al barbecue ti chiede se chi fa le verdure vuole grigliare, chi invece deve occuparsi delle bevande non sa se prendere anche i bicchieri, chi compra i piatti vuole sapere quante portate sono previste e così via. Un casino assoluto. Sei l’organizzatore mica il centralino. Quindi crei il gruppo su Whatsapp “Pasquetta 2025”. Grazie a questa splendida innovazione, i vari elementi dell’organizzazione possono interagire direttamente fra loro, senza passare da te. L’Open Finance, con le dovute proporzioni, è Pasquetta 2025.
Abbiamo visto singolarmente cosa sono e come funzionano la supply chain e l’Open Finance. È il momento di vedere come potrebbero collaborare e che benefici può portare questa sinergia all’infrastruttura.
Se supply chain e Open Finance si integrano
Come anticipato, la supply chain è una filiera composta da unità interconnesse in comunicazione costante. Il problema principale è che questa comunicazione spesso è lineare, consequenziale e dunque frammentata: integrare l’Open Finance rende più fluidi i processi e potenzia l’infrastruttura della catena di approvvigionamento aumentando l’efficienza. Come? Attraverso le API, che consentono lo scambio continuo di dati e l’esecuzione di operazioni tra attori differenti come gli istituti bancari, le società terze (TPP), gli intermediari della SCF e i vari sistemi gestionali aziendali (ERP). Il prodotto finale è un ecosistema in grado di trasferire informazioni in modo sicuro e rapido, dove i processi sono automatizzati e ottimizzati. Più la comunicazione è veloce, trasparente e collaborativa, più i processi sono fluidi e stabili, più aumenta la produttività e, di conseguenza, il fatturato.
Nello specifico, le API Open Finance abilitano l’accesso alle informazioni sui conti (AIS) e l’iniziazione dei pagamenti (PIS), intesi rispettivamente come l’accesso ai saldi e ai movimenti sui conti correnti bancari e l’autorizzazione dei pagamenti in modo automatico, al verificarsi delle condizioni. In questo modo, è possibile ottenere una panoramica aggiornata e completa dello stato finanziario di un’azienda, valutare la liquidità e la capacità di spesa e automatizzare e accelerare le transazioni nel contesto della filiera. Vediamo un esempio pratico.
Sei il titolare di un’azienda che fabbrica nani da giardino, la GiardiNani S.r.l., e ricevi un mega ordine dal Regno Unito. È la prima volta che ti trovi a dover produrre un numero così alto di statuine da giardino e non hai i soldi necessari per iniziare a lavorare. Nessun problema, l’impresa acquirente ti parla del reverse factoring e ti convince. Si comincia. La GiardiNani emette la fattura con scadenza a 60 giorni all’impresa acquirente, che la riceve e la approva tramite il suo sistema gestionale ERP. Con le API, l’ERP invia in modo automatico i dati della fattura alla società terza di reverse factoring, che ora deve decidere se sbloccare il finanziamento. Questa società può accedere alle informazioni finanziarie (AIS) dell’impresa acquirente e della GiardiNani per esaminare la situazione e stabilire le condizioni di erogazione del prestito: l’alto rating creditizio dell’impresa acquirente si traduce nella proposta di un finanziamento ad ottime condizioni, che la GiardiNani accetta. A questo punto la società di reverse factoring emette il pagamento in modo automatico (PIS), la GiardiNani riceve la liquidità e la tua fabbrica può iniziare a produrre nani da giardino. Ora l’impresa acquirente, alla scadenza dei 60 giorni, deve rimborsare il prestito alla società terza. Tramite API, i sistemi gestionali delle due società comunicano e realizzano la transazione.
Cos’è successo? In modo quasi del tutto automatico:
- la GiardiNani ha avuto accesso alla liquidità a costi e condizioni decisamente migliori rispetto a quanto avrebbe ottenuto con un finanziamento tradizionale. L’Open Finance facilita e velocizza l’operazione con l’accesso ai dati finanziari (AIS) e il pagamento automatico (PIS).
- Lo scambio di informazioni e comunicazioni tra sistemi gestionali riduce l’errore umano e accelera l’intero processo.
- La trasparenza dei dati consente una valutazione del rischio di credito più accurata, tempestiva ed efficiente.
La filiera di approvvigionamento, nel complesso, ringrazia perché i processi si sono realizzati in modo fluido, senza perdite di tempo. E il tempo è denaro.
Una considerazione sul futuro
L’integrazione tra supply chain e Open Finance, per ora, è finalizzata principalmente alla reattività del sistema e all’efficientamento dei processi. Il prossimo step comprende l’implementazione dell’intelligenza artificiale e il machine learning per lo sviluppo di sistemi capaci di prevedere le crisi di liquidità e i rischi di insolvenza, ottimizzare in modo dinamico i servizi in base al mercato, creare dei modelli di bilanciamento del rischio e altro ancora.
Molto probabilmente, dato che un pilastro dell’Open Finance è la trasparenza, la blockchain è destinata ad avere un ruolo di primo piano all’interno di questo nuovo paradigma di gestione e ottimizzazione dei flussi finanziari. Nel mondo crypto possiamo già osservare qualche realtà che vuole migliorare i processi della supply chain, tra cui VeChain. Siamo ancora alle prime fasi, noi continueremo ad osservare attentamente questo trend, quindi se non vuoi perderti gli aggiornamenti iscriviti qui sotto!
