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USA, Cina e liquidazioni crypto: cos’è successo?

GA
Giuseppe Avolio

8 min

USA, Cina e liquidazioni crypto: cos'è successo?

Weekend di terrore: la paura di una nuova guerra commerciale tra USA e Cina porta a più di 19 miliardi di dollari liquidati solo nel mercato crypto. L’analisi

È stato un fine settimana particolarmente pesante quello del 10, 11 e 12 ottobre: gli Stati Uniti hanno minacciato dazi fino al 100% sull’import cinese a partire dal 1 novembre. Naturalmente, una notizia del genere ha generato il panico fra gli investitori di tutto il mondo e i principali mercati finanziari, tradizionali e non, hanno subito forti perdite. In particolare, il mondo delle crypto ha assistito alla liquidazione più ingente della sua storia: 19,16 miliardi di dollari. Cosa ha provocato questo shock? Qui l’analisi

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina 

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, si sa, va avanti da tempo immemore: le due economie commerciali più potenti del mondo si scontrano su questo tema da anni, intervallando dichiarazioni ostili ad “armistizi” ragionati. Tuttavia, negli ultimi mesi, la trattativa ha toccato toni a dir poco aspri

In particolare, dal quel fatidico 2 aprile, conosciuto anche come Liberation Day, le due parti in causa hanno intensificato lo scontro, tra tariffe reciproche altissime – fino al 145% – e tregue con date di scadenza via via rimandate. Nell’ultimo periodo, però, la situazione sembrava tendere verso la normalità, con Stati Uniti e Cina che, in apparenza, davano l’impressione di voler proseguire la trattativa con uno spirito più collaborativo. Ma Pechino, durante la seconda settimana di ottobre, ha riacceso le tensioni.   

La causa scatenante

La Repubblica Popolare, giovedì 10 ottobre, ha dichiarato l’intenzione di imporre una stretta all’esportazione delle terre rare, di cui detiene praticamente il monopolio a livello mondiale: secondo il CSIS (Center for Strategic and International Studies), la Cina controlla il 60% della produzione e il 90% della lavorazione di questi minerali, estremamente strategici in quanto fondamentali per il settore tecnologico (intelligenza artificiale in primis), energetico e della difesa. 

Per essere più precisi, il punto di rottura è attribuibile alla decisione del governo di Pechino di concedere le licenze su determinati tipi di chip “caso per caso”. Cosa significa? Per capirlo, occorre fare un – breve – passo indietro e avere chiare le dinamiche relative all’export dei materiali a base di terre rare. 

Come abbiamo scritto poche righe fa, questi beni sono preziosi poiché sono componenti insostituibili per la realizzazione di chip e semiconduttori, elementi alla base dello sviluppo tecnologico ed energetico di una nazione. Sono, pertanto, merci soggette a restrizioni in quanto strettamente legate alla sicurezza nazionale: privandosene, la Cina di fatto permetterebbe ai suoi rivali, Stati Uniti in testa, di acquisire vantaggio competitivo in questi settori nei suoi confronti

Con queste limitazioni, che in teoria dovrebbero entrare in vigore dal 1° dicembre, il Celeste Impero intende trasformare una risorsa naturale in strumento geopolitico. In questo modo, il Ministero del Commercio cinese (MOFCOM) potrà decidere, di volta in volta, se rilasciare o meno le licenze di esportazione, in base a una serie di fattori discrezionali tra cui: chi è l’azienda o l’ente che riceve i materiali? A quale scopo? L’esportazione rappresenta un potenziale rischio per la sicurezza nazionale cinese? E così via.

La reazione degli Stati Uniti: la goccia che ha fatto traboccare il vaso   

Alla notizia, Donald Trump non ha perso tempo e ha subito pubblicato un lungo e infuocato post su Truth in cui afferma, sostanzialmente, di non gradire questo comportamento. Il testo, infine, termina con la minaccia neanche troppo velata di ritorsioni altrettanto dure da parte degli Stati Uniti. E così è stato.  

Il giorno successivo, venerdì 10 ottobre, il Presidente degli Stati Uniti scrive sul suo social Truth che “gli Stati Uniti d’America imporranno un dazio del 100% sulle importazioni dalla Cina, in aggiunta ai dazi già in vigore” e che “dal 1° novembre imporremo controlli alle esportazioni su qualsiasi software critico, senza eccezioni”.

Per completezza informativa precisiamo che, al momento della scrittura, Trump ha dimostrato la volontà di riappacificarsi col Supremo Leader cinese Xi Jinping. Quest’ultimo, scrive il POTUS, “stava solo attraversando un momento difficile”, aggiungendo poi: “non preoccupatevi della Cina, andrà tutto bene” perché gli “Stati Uniti vogliono aiutare la Cina, non danneggiarla”.

Ora che abbiamo ben chiaro il contesto di partenza, è ora di andare a dare un’occhiata ai numeri e ai grafici, per cercare di avere un’idea di cosa possa essere accaduto: come siamo arrivati dalle tariffe ai 19,16 miliardi di dollari liquidati? Vediamolo insieme. 

Come hanno reagito i mercati?

La risposta al quesito presente nel titolo di questo sottocapitolo la forniremo nella parte finale dell’articolo, analizzando le ripercussioni pratiche di questo “flash crash” e il recupero dei vari crypto asset nella giornata di oggi, lunedì 13 ottobre.

Prima di fare ciò, analizziamo nello specifico l’andamento del mercato tradizionale e dei principali crypto asset durante questo flash crash.

Reazione del mercato tradizionale (S&P 500)

L’influenza degli attriti tra Stati Uniti e Cina sul mercato tradizionale è risultata marginale, principalmente per ragioni temporali.

Il mercato ha infatti intercettato solo l’annuncio iniziale: la notifica da parte della Cina di restrizioni sulle esportazioni di terre rare, interpretata come una potenziale ripresa delle ostilità commerciali con gli USA. Tale dichiarazione ha generato una reazione negativa immediata, causando un calo di poco inferiore al 3% rispetto alle quotazioni precedenti.

La fortuna (o forse no) ha voluto che il mercato tradizionale chiudesse i battenti proprio pochi istanti prima dell’annuncio di Trump sull’aumento dei dazi al 100% verso la Cina. Questo ha di fatto eliminato la seconda, e più violenta, gamba ribassista che, come vedremo nella sezione sulle criptovalute, ha colpito duramente gli asset digitali.

Reazione del mercato delle criptovalute (BTC)

Il crescente ottimismo di inizio ottobre, unito alla chiusura del mercato tradizionale che ha concentrato l’attenzione e la liquidità sui digital asset, ha creato il contesto ideale per una violenta correzione. L’eccesso di posizioni in leva aperte negli ultimi giorni è stato l’elemento catalizzatore che ha innescato uno dei più significativi flash crash nella storia del mercato crypto.

L’entità di tale correzione è stata misurata in termini di liquidazioni. Nella sola giornata di venerdì, come abbiamo anticipato, l’ammontare delle posizioni liquidate è stato stimato intorno ai 19 miliardi di dollari.

Per quanto riguarda Bitcoin (BTC), il crollo si è manifestato in due fasi distinte, seguendo l’escalation geopolitica:

  1. Primo Impatto (Cina): Al momento dell’annuncio delle restrizioni sulle terre rare da parte della Cina, BTC ha subito una perdita iniziale di circa il 5%, scendendo momentaneamente a quota $116.000.
  2. Secondo Impatto (Trump): Nella fase più acuta dello scontro, Bitcoin ha ceduto un ulteriore 11% in seguito all’annuncio dei dazi del 100% da parte di Trump, toccando il minimo di $103.084.

Questo crash ha comportato una perdita complessiva per Bitcoin superiore al 15%, amplificata principalmente dalle massicce liquidazioni registrate sugli exchange come Hyperliquid e Binance.

Reazione del mercato delle criptovalute (ETH)

Spostandoci su Ethereum (ETH), osserviamo che, come spesso accade durante momenti di estrema volatilità, la sua dinamica ha seguito quella di Bitcoin, ma con una leva leggermente superiore in termini percentuali.

Anche per ETH, il crash si è sviluppato in due distinte fasi ribassiste, che hanno registrato rispettivamente:

  1. Primo impatto (Cina): Un calo di circa il 7%, portando ETH ad interagire col supporto a quota 4000
  2. Secondo impatto (Trump): L’ulteriore escalation dello scontro ha causato la rottura decisiva del supporto a $4.000, innescando un’ulteriore discesa del 15% che ha spinto il prezzo fino al minimo di $3.439.

Con una perdita complessiva superiore al 21%, Ethereum ha dimostrato una sensibilità maggiore durante il flash crash, riflettendo la sua caratteristica di asset con una volatilità intrinseca più elevata rispetto a Bitcoin.

Il rimbalzo del mercato (V-shape recovery) 

Nonostante il colossale numero di liquidazioni e le performance negative registrate venerdì, il mercato ha mostrato una rapida e vigorosa ripresa già pochi minuti dopo la conclusione dell’ondata di liquidazioni, confermando un classico “rimbalzo a V”.

  • Bitcoin (BTC): Dopo aver toccato il minimo a $103.084, BTC è stato scambiato nelle ore successive a un prezzo di circa $115.019, realizzando un recupero superiore all’11% nell’arco di poche ore.
  • Ethereum (ETH): Dopo aver perso oltre il 21% nel flash crash, ETH è tornato a essere negoziato nuovamente sopra la soglia psicologica dei $4.000. Più nello specifico, il prezzo ha raggiunto $4.157, segnando un recupero di circa il 20% rispetto ai minimi di venerdì.

Questi rapidi e significativi recuperi ci confermano che, sebbene il mercato delle criptovalute stia attraversando un processo di crescente istituzionalizzazione, la sua natura di mercato libero da alcune regolamentazioni e caratterizzato da un altissimo livello di leva finanziaria lo rende ancora estremamente vulnerabile a grandi movimenti e potenziali manipolazioni di mercato.

Per concludere, una riflessione: come dimostrato dal rimbalzo eccezionale delle ultime ore, tali shock non sembrano alterare i solidi fondamentali a lungo termine di questo settore, che continua a mostrare una notevole resilienza strutturale.

Questo discorso, poi, vale in particolar modo per Bitcoin. Per capirne il motivo, basta confrontare questo evento con l’ultimo shock degno di nota, il Covid Crash: il 12 marzo 2020, Bitcoin è crollato del 40% in un solo giorno. L’analisi a freddo è terminata, speriamo di aver risolto i dubbi relativi alle cause e alle modalità che hanno caratterizzato un avvenimento del genere. Per altre informazioni simili e, in generale, per non perderti le notizie più rilevanti, iscriviti al nostro canale Telegram e/o a Young Platform, cliccando qua sotto.

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