L’attacco di Hamas di sabato e la risposta di Israele hanno scosso i mercati finanziari. Ma con quali conseguenze?
Quali sono le conseguenze economiche della guerra in Israele? Nel fine settimana si è riacutizzato un conflitto che dura da più di un secolo. Le forze di Hamas, il movimento militare islamico che attualmente controlla la Palestina, hanno sferrato un feroce attacco ad Israele che ha colpito anche tantissimi civili. Nelle ore successive è arrivata poi la risposta del leader israeliano Benjamin Netanyahu che ha dichiarato vendetta annunciando il pugno di ferro.
Senza entrare nel merito politico della questione, analizziamo le possibili conseguenze economiche della guerra in Israele, in particolare sul prezzo del gas naturale e del petrolio e quindi su carburante e bollette.
Conseguenze economiche della guerra: l’impatto sui mercati
All’apertura dei mercati statunitensi all’inizio della settimana, gli investitori hanno risposto con prontezza ai catastrofici eventi di Israele. Inizialmente i prezzi del petrolio greggio, dell’oro e del dollaro statunitense sono aumentati significativamente. Nel corso dei giorni successivi poi, il valore di questi asset si è stabilizzato.
Il gas naturale è l’unica commodity il cui prezzo sta, per ora, crescendo in modo anomalo e nei giorni successivi all’attacco di Hamas a Israele, ha subito un incremento del 5%. Questo probabilmente perché una grande percentuale del gas utilizzato nel mondo proviene dal Medio Oriente o dal Nord Africa, in particolare da Iran, Arabia Saudita, Qatar e Algeria.
Tuttavia, anche per il petrolio, non è detta l’ultima parola. La situazione potrebbe complicarsi se i maggiori produttori di oro nero del medio oriente decideranno di agire come hanno fatto durante la guerra dello Yom Kippur del 1973. In quel frangente i paesi arabi dell’OPEC (l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) alzarono “artificialmente” il prezzo del greggio e interruppero le forniture ai paesi filoisraeliani. Se l’Iran, settimo produttore al mondo con 3,3 milioni di barili al giorno, dovesse attuare la stessa misura, il prezzo potrebbe salire vertiginosamente.
Oltre a gas e petrolio, a subire le conseguenze economiche della guerra in Israele sono state le compagnie aeree. I titoli di Delta, United e American Airlines, International Airlines Group (proprietaria di British Airways) e Lufthansa, sono stati vittima di un movimento ribassista. Gli investitori, per proteggersi dalle conseguenze economiche del conflitto, si stanno mettendo al riparo. L’oro, il metallo prezioso e il bene rifugio per eccellenza, ha registrato un +7% dall’inizio della guerra in Israele.
I probabili sviluppi economici della guerra in Israele
Per analizzare le conseguenze economiche della guerra in Israele bisogna aspettare la fine del conflitto, che però probabilmente non cesserà a breve. Secondo il primo ministro questo sarà “lungo e difficile”, e quindi profondamente diverso da quello del 2021, durato 11 giorni. Il Medio Oriente oggi è più instabile e gli Accordi di Abramo firmati nel 2020 da Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Marocco, difficilmente verranno estesi ad altri paesi.
Per ora, l’oscillazione del valore di materie prime e obbligazioni non è catastrofica e il cambio tra il dollaro e lo shekel, la moneta israeliana, è passato da 3,85 a più di 4$, registrando un aumento del 4%. Inoltre, la Banca d’Israele ha annunciato di avere 30 miliardi di dollari pronti per proteggere la sua valuta. Inoltre potrebbe decidere di aumentare i tassi di interesse se si trovasse costretta a fronteggiare un forte incremento dell’inflazione.
In ogni caso è ancora presto per valutare le conseguenze economiche della guerra in Israele, dato il grandissimo numero di attori in gioco, lo scenario politico e macroeconomico potrebbe capovolgersi in ogni momento.
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