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Il futuro dell’economia passa dal Jackson Hole Economic Symposium della FED

GA
Giuseppe Avolio

4 min

il futuro passa dal Jackson Hole Symposium

Questa settimana nel Wyoming, USA, avrà luogo una delle conferenze più attese in materia di politica monetaria: il Jackson Hole Economic Symposium. Vediamo perché è importante seguirla

Dal 21 al 23 agosto, nella splendida valle di Jackson Hole, circa 120 fra banchieri centrali, leader del settore finanziario, funzionari governativi, accademici e giornalisti parteciperanno alla 48esima edizione del Simposio Economico organizzato dalla Federal Reserve. In questi tre giorni saranno presenti personalità da 70 paesi diversi, tra cui il Presidente della FED Jerome Powell e della BCE Christine Lagarde. Il tema della conferenza: “Mercati del lavoro in transizione: demografia, produttività e politica macroeconomica”.

Perché seguire il Jackson Hole Economic Symposium?

Molto semplicemente, perché potrebbero trapelare informazioni rilevanti sulle future politiche economiche che le principali banche centrali mondiali intendono adottare. Questo perché il Jackson Hole Economic Symposium è un evento “rilassato”, lontano dalle pressioni dei politici, dove i simili discutono fra simili: i banchieri centrali possono confrontarsi con altri banchieri centrali, accademici e personalità influenti del sistema finanziario, in un posto immerso fra le montagne del Grand Teton National Park. 

Stiamo chiaramente semplificando, ma il punto fondamentale è che negli anni passati questa conferenza ha regalato indicazioni chiave in materia di politica economica e monetaria, che hanno influenzato nettamente i mercati globali. 

Per esempio, nel 2010, l’ex Presidente della FED Ben Bernanke dichiarò, tra le altre cose, che la Federal Reserve avrebbe fatto di più per stimolare l’economia a causa dell’alto tasso di disoccupazione negli USA e di una ripresa economica più che insoddisfacente. Nello specifico, Bernanke ha lasciato intendere che la Fed avrebbe potuto avviare un secondo ciclo di Quantitative Easing, cosa che avvenne tre mesi dopo.

Nel 2014, l’ex Presidente della BCE Mario Draghi dichiarò che “la flessibilità esistente all’interno delle regole dovrebbe essere usata per meglio indirizzare la ripresa debole e per fare spazio ai costi per le necessarie riforme strutturali“, aprendo la porta a politiche di bilancio più favorevoli alla crescita dell’Eurozona – leggi: Quantitative Easing.

E ancora, nel 2015 il vice Presidente della FED Stanley Fischer – la Presidente Janet Yellen era assente – nel suo discorso relativo agli sviluppi inflazionistici negli Stati Uniti, affermò che “con un’inflazione bassa, probabilmente possiamo ridurre gli stimoli in modo graduale”, cosa che effettivamente avvenne: nel dicembre dello stesso anno, la FED cominciò ad aumentare i tassi di interesse per la prima volta dal 2006. 

Il Presidente della FED Jerome Powell parlerà il 22 agosto 

Venerdì 22 agosto, alle ore 16 italiane, sarà il turno del Presidente della FED Jerome Powell. L’anno scorso, lo stesso Powell lasciò trasparire un atteggiamento inaspettatamente “accomodante”, che gli analisti interpretarono come anticipatore di futuri tagli di tassi: previsione azzeccata, dal momento che a settembre 2024 la FED abbassò i tassi di interesse di mezzo punto percentuale. 

Quali sono gli scenari?

Potenzialmente, Jerome Powell potrebbe pronunciare tre tipi di discorsi: uno più accomodante come nel 2024, uno più neutro sullo stile “wait and see” a cui siamo stati abituati negli ultimi mesi e, infine, uno più aggressivo. Al centro, molto probabilmente, i tassi di interesse. Vediamo le implicazioni fondamentali.

Atteggiamento accomodante 

Powell lascerà intendere che il taglio dei tassi di interesse è imminente, nonostante i recenti dati non proprio positivi sui nuovi posti di lavoro e sull’inflazione (CPI), comunicati rispettivamente a fine luglio e a metà agosto. Questo scenario, naturalmente, causerebbe un’ulteriore svalutazione del dollaro nei confronti delle principali valute mondiali e potrebbe generare forti movimenti di capitale verso asset considerati più rischiosi – non fatichiamo a credere che una dichiarazione simile potrebbe provocare forti rialzi per Bitcoin ed Ethereum. Forse l’ipotesi meno probabile. 

Atteggiamento neutro

Powell manterrà il solito tono post-FOMC, sottolineando la necessità di “monitorare attentamente” l’evoluzione del contesto economico e geopolitico mondiale, in piena coerenza con l’ormai celebre “wait and see”. In questo caso, il sentiment degli investitori potrebbe oscillare tra una condizione di indifferenza e una di leggero ottimismo, poiché non eliminerebbe del tutto la possibilità di uno o più tagli negli ultimi mesi del 2025. Forse l’ipotesi più probabile. 

Atteggiamento aggressivo

Powell mostrerà preoccupazione circa i dati relativi a occupazione e inflazione i quali, come abbiamo accennato sopra, non sono esattamente incoraggianti. Questa circostanza, se si dovesse verificare, potrebbe scatenare forti preoccupazioni e, conseguentemente, bruschi cali tra gli asset ad alto rischio, criptovalute e stocks in primis. Contestualmente, il dollaro si rafforzerebbe. Forse l’ipotesi a metà fra le due precedenti. 

Non ci resta che aspettare

Speculazioni a parte, non ci resta che attendere le 16 di venerdì 22 agosto. Noi saremo lì pronti ad aggiornarti non appena la FED rilascerà il discorso del suo Presidente, per cui iscriviti al nostro canale Telegram per non farti cogliere di sorpresa!

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