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Berachain: una nuova era per la DeFi?

GA
Giuseppe Avolio

6 min

Berachain: una nuova era per la DeFi?

Berachain è una blockchain che implementa un meccanismo di consenso che potrebbe rivoluzionare il mondo della DeFi: il Proof-of-Liquidity (PoL). Cos’è?

Berachain è una blockchain Layer 1 che ha attirato l’attenzione di molti investitori, istituzionali e non, soprattutto grazie al meccanismo di consenso su cui si fonda, inventato dalla rete stessa: il Proof-of-Liquidity. L’idea alla base semplificata all’osso? Trasformare la liquidità da risorsa passiva a motore attivo della sicurezza di rete, riallineando sicurezza e interessi degli utenti finali.

Inoltre, Berachain si distingue dagli altri per la sua estrema flessibilità, dal momento che è in grado di ospitare anche le dapp sviluppate su Ethereum. Ma adesso ci arriviamo. 

Berachain: tra Proof-of-Liquidity e EVM Identical

Per avventurarci nel nostro viaggio alla scoperta del meccanismo di consenso Proof-of-Liquidity (PoL) possiamo iniziare a definirlo come un’evoluzione del più noto Proof-of-Stake (PoS).

Una rete che utilizza il meccanismo di consenso Proof-of-Stake, la sicurezza e la tenuta della rete sono garantite dai validatori, o nodi. Questi bloccano i token – li mettono in staking – e ricevono ricompense in cambio nel momento in cui validano i blocchi. I premi, pertanto, costituiscono un forte incentivo allo staking e contribuiscono a creare un circolo virtuoso che rende la rete sicura. Questo meccanismo, però, possiede un “difetto”: isola i validatori – e il loro potere economico – dall’ecosistema, dunque dalle dapp e dagli user. 

Volendo semplificare, potremmo paragonare (con un po’ di fantasia) una blockchain PoS a un treno a carbone: così come i validatori mettono al sicuro la rete bloccando in staking i propri token, i macchinisti garantiscono il movimento del treno buttando carbone nella fornace. Tuttavia, l’energia sprigionata serve “solo” a far correre il treno. 

Il meccanismo di consenso Proof-of-Liquidity, invece, getta le basi per un sistema in cui l’energia generata dal carbone che brucia muove il treno ma, allo stesso tempo, illumina le carrozze, scalda l’acqua dei bagni, aziona il movimento dei finestrini e via dicendo. 

Come? Grazie a un modello a due token che coinvolge validatori, dapp e community: $BERA, per la sicurezza della chain e per i costi di transazione (gas fee), e $BGT, un token di governance utilizzato anche per le ricompense. Quest’ultimo ha una particolarità: è soulbound – come in World of Warcraft – e non può essere acquistato, venduto o scambiato.

Il ciclo virtuoso del PoL

Da un lato, i validatori mettono in stake $BERA per garantire la sicurezza della chain e ricevono in compenso $BGT; dall’altro gli utenti, tramite dapp come i DEX, forniscono liquidità alle pool e guadagnano in cambio dei LP-token (Liquidity Provider Token), cioè dei “token-ricevuta” che certificano proprio questa azione e consentono il riscatto futuro della liquidità. Questi LP-token hanno un’utilità: possono essere messi in stake nelle Reward Vault, cioè smart contract che, con lo staking, premiano l’utente con $BGT

Ma da dove arrivano questi token $BGT? 

Dai validatori che, come abbiamo spiegato poco fa, li ricevono come ricompensa per lo staking di $BERA e grazie alla PoL hanno il dovere di retrocederne la gran parte agli utenti che hanno messo in staking gli LP token nelle reward vault. I validatori, poi, sono motivati a indirizzare $BGT alle Reward Vault dalle dapp stesse grazie ad un mercato di  incentivi sotto forma di altri token, stablecoin o altro offerti da parte dei protocolli per incrementare la porzione di $BGT per i propri utenti finali (liquidity providers).  

Quindi, gli utenti delegano ai validatori i token $BGT, ottenuti bloccando i LP-token nelle Reward Vault, e li “boostano”, ricevendo una parte degli incentivi che abbiamo menzionato sopra – un validatore viene boostato quando, ricevendo più $BGT dagli utenti, aumenta la quantità di $BGT che può indirizzare alle Reward Vault. Nonostante l’utilità che genera valore implicito, un $BGT può sempre essere scambiato per un $BERA con un ratio 1:1.

Il cerchio è chiuso: validatori, dapp e utenti collaborano in un ecosistema che si autoalimenta e premia ogni componente per il suo lavoro. Naturalmente, si tratta della punta dell’iceberg: se vuoi approfondire, abbiamo scritto un articolo di Academy specifico su Berachain e sul Proof-of-Liquidity. 

EVM Identical 

EVM sta per Ethereum Virtual Machine e, se paragonassimo Ethereum a un mega computer globale, sarebbe il suo sistema operativo, cioè l’architettura tecnologica decentralizzata necessaria all’esecuzione di smart contract e transazioni. 

Berachain, col suo EVM Identical, ha riprodotto una copia esatta dell’EVM sulla sua chain. Detto in un altro modo, significa che Berachain è una blockchain compatibile al 100% con l’EVM di Ethereum. Le conseguenze si possono intuire: l’enorme numero di sviluppatori che lavorano su Ethereum potrebbe agilmente “spostarsi” su Berachain senza notare differenze. 

La strategia è interessante: Berachain costruisce un meccanismo di consenso potenzialmente rivoluzionario e dice ai programmatori di tutto il mondo: “Eilà, programmate su Ethereum ma vi incuriosisce il nostro PoL? No problem, abbiamo creato un ambiente di esecuzione totalmente identico a quello a cui siete abituati, che si aggiorna in contemporanea con Ethereum”. Infatti, a marzo 2025 (a un mese dal lancio), Berachain aveva già raccolto quasi 3 miliardi di dollari in TVL.  

Berachain: team e fundraising 

Sul team non si sa molto, perché i suoi componenti hanno deciso di rimanere anonimi. I 3 co-fondatori si sono, da sempre, presentati al grande pubblico sotto i pseudonimi di Smokey the Bear, Homme the Bear e Papa Bear

Questa scelta, però, è limitata al pubblico mentre la situazione è completamente diversa se analizzata attraverso una lente più istituzionale. 

Tuttavia, questo anonimato pubblico contrasta nettamente con la solida fiducia che questo progetto ha guadagnato nel mondo istituzionale, come dimostrano i 100 milioni di dollari raccolti ad aprile 2024 durante un founding round di Serie B.

A questa stagione di foundrising hanno partecipato alcuni dei fondi di investimento più importanti al mondo, attivi anche nel contesto della finanza tradizionale. I nomi più altisonanti sono sicuramente Brevan Howard Digital, il braccio crypto di un colosso da più di 20 miliardi di dollari di asset in gestione. A questi si affiancano Venture Capital specializzati nel Web3 come Framework Ventures, che vanta un portafoglio in cui figurano progetti come Aave (AAVE) e Chainlink (LINK) e Polychain Capital.

C’è un po’ di Italia in Berachain

Chiudiamo condividendo con voi un’informazione che ci rende piuttosto orgogliosi: c’è un (bel) po’ d’Italia all’interno di Berachain! Il suo headquarter europeo è a Milano, ed ha un team che collabora nelle operazioni di ricerca e sviluppo.  
E magari è stata proprio questa ad agevolare la recente partnership col Napoli,  sì, la SSC Napoli allenata da Antonio Conte. La collaborazione, in realtà, non è direttamente con Berachain ma con KDA3, una piattaforma che, per usare le loro parole, “sviluppa soluzioni digitali sportive innovative”, costruita su Berachain, la quale ha investito direttamente in KDA3 nel 2025”. Inoltre, KDA3 è in partnership anche con la Federazione canadese di basket e lancerà altre partnership nei prossimi mesi con altri club internazionali.

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