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Contratto a tempo determinato o indeterminato?

GA
Giuseppe Avolio

8 min

Contratto a tempo determinato o indeterminato?

I contratti a tempo determinato e indeterminato presentano differenze nette e potrebbero essere influenzati dal prossimo referendum. Come?

Contratto a tempo determinato o indeterminato? Questo è il dilemma, direbbe l’Amleto di Shakespeare se vivesse nel ventunesimo secolo. Qui esploreremo insieme le differenze fra le due tipologie di contratto, concentrandoci sui diritti e i doveri tanto del lavoratore quanto del datore di lavoro. Tratteremo poi le questioni relative a dimissioni, licenziamento e riassunzione e vedremo infine come cambierebbe la normativa grazie al referendum di giugno. Rilassati che si parte!

Contratto a tempo determinato: caratteristiche

Il contratto a tempo determinato è un contratto di lavoro subordinato – di segno opposto al lavoro autonomo – in cui è prevista una data di cessazione del rapporto. La durata massima è di 12 mesi ma può essere prorogata a 24 mesi nel caso in cui si verificassero alcune circostanze specifiche, dette causali, come l’aumento della normale attività lavorativa, la sostituzione di altri lavoratori (non quelli in sciopero) o generiche esigenze temporanee e impreviste. Deve essere firmato per iscritto e, importante, deve essere indicato il termine di scadenza poiché se tale data non viene specificata, sostanzialmente l’aggettivo “determinato” non ha valore. 

In sintesi, il contratto a tempo determinato non può avere una durata superiore a 24 mesi, anche se esistono delle eccezioni che consentono di prorogare questo tipo di rapporto: i contratti collettivi nazionali (CCNL), territoriali e aziendali potrebbero presentare delle clausole frutto di contrattazioni sindacali. Inoltre, nel caso di rinnovo con lo stesso lavoratore per la stessa posizione, subentra l’obbligo di stop and go, cioè di “pausa obbligatoria”. Il lavoratore, quindi, potrà firmare il nuovo contratto dopo uno stop di 10 o 20 giorni se, rispettivamente, il precedente contratto aveva durata di 6 mesi o più. Se questi intervalli di tempo non vengono rispettati, il secondo contratto si trasforma in contratto a tempo indeterminato. 

Diritti e doveri del lavoratore

Un contratto a tempo determinato, generalmente, presenta tutele molto simili a quelli del contratto a tempo indeterminato con una variabile ovvia, la proporzionalità. Tradotto, ciò significa che il lavoratore a tempo determinato maturerà ferie, permessi e TFR in proporzione alla durata del rapporto contrattuale. Allo stesso modo, verrà coperto in caso di malattia o infortunio, ma la garanzia del posto è assicurata solo entro la data di scadenza prefissata. Anche lo stipendio, a parità di mansioni, è comparabile a quello del contratto a tempo indeterminato. C’è poi il diritto a congedi speciali come maternità e paternità, alla sicurezza sul posto di lavoro e alla formazione continua. 

I doveri sono identici a quelli del lavoratore a tempo indeterminato, tra cui diligenza, obbedienza e fedeltà all’azienda – li vedremo in modo più approfondito più avanti. 

Diritti e doveri del datore di lavoro

I diritti del datore di lavoro sono espressione dell’autorità formale e gerarchica che il boss ha in azienda: sono strumenti strutturali e legali di gestione, connessi al ruolo di responsabilità e di comando che questa figura ricopre all’interno dell’organizzazione. Si parla pertanto di potere direttivo, disciplinare e di controllo e di diritto alla prestazione lavorativa. I primi tre fanno riferimento alla facoltà del datore di lavoro di dare ordini in merito all’esecuzione e alla disciplina delle mansioni, di verificare che effettivamente il lavoratore esegua quanto comunicato e di sanzionare eventuali mancanze. Il diritto alla prestazione lavorativa, infine, è relativo al fatto che il datore è legittimato a pretendere dal lavoratore quanto pattuito nel contratto a livello di mansioni e impegni. 

Tra i doveri, invece, ricordiamo gli obblighi di corresponsione puntuale della retribuzione, quindi di pagamento dello stipendio secondo i tempi prestabiliti, di concessione di ferie e permessi e di versamento dei contributi previdenziali e assicurativi, che non possono essere trattenuti. Il datore di lavoro, poi, deve accertarsi che l’ambiente professionale sia sicuro e salubre e che siano rispettate la dignità e la privacy del lavoratore, secondo la normativa vigente. 

Vediamo ora il secondo tipo di contratto, quello a tempo indeterminato. 

Contratto a tempo indeterminato: caratteristiche

Il contratto a tempo indeterminato, in Italia, è la forma di rapporto lavorativo più comune: secondo i dati provvisori pubblicati dall’ISTAT a marzo 2025, i dipendenti a termine sarebbero circa 2 milioni e 594mila, contro i 16 milioni e 560mila che invece hanno un contratto permanente. È detto a tempo indeterminato, o permanente, perché privo di una data di scadenza e, per questa ragione, la firma non necessita di causali specifiche. 

Anche questo tipo di contratto deve essere redatto in forma scritta e deve includere tutte le informazioni essenziali relative al rapporto lavorativo. Tra queste, l’insieme delle attività richieste al lavoratore, l’inquadramento, la data di inizio, i giorni di ferie e le ore di permesso. 

Diritti e doveri del lavoratore

I diritti del lavoratore permanente, come abbiamo anticipato, sono praticamente sovrapponibili con quelli previsti dal contratto a termine. Il soggetto, quindi, ha diritto a una retribuzione congrua col tipo di lavoro svolto, a lavorare in un ambiente sicuro e inclusivo, a ferie, permessi e congedi speciali e al trattamento di fine rapporto (TFR). Una delle poche differenze, in questo senso, risiede nella sezione malattie e infortuni. Diversamente dal contratto a tempo determinato, l’indeterminato presenta delle condizioni particolari: il lavoratore può usufruire di un periodo massimo di assenza, detto periodo di comporto, la cui durata è stabilita dalla normativa vigente, dai contratti collettivi nazionali di settore o dal contratto individuale di lavoro. Se, al termine di questo periodo, il lavoratore non rientra in azienda, il datore può procedere al licenziamento. Ciò non vale nel caso in cui, invece, la malattia o l’infortunio fossero causate da attività connesse alle mansioni lavorative. 

La parte dei doveri rimanda ai vincoli di collaborazione e correttezza nei confronti dell’azienda e del datore di lavoro. Troviamo infatti l’obbligo alla fedeltà, all’obbedienza e alla diligenza. Per fedeltà si intendono quei comportamenti di lealtà professionale e di protezione dell’organizzazione: non trattare affari con la concorrenza e non divulgare informazioni sensibili o segreti industriali. Con obbedienza, naturalmente, si indica il dovere del lavoratore di eseguire quanto richiesto dal datore e, infine, la parte della diligenza fa riferimento alla buona condotta lavorativa, al rispetto delle norme disciplinari e degli orari di lavoro. 

Diritti e doveri del datore di lavoro

I diritti e i doveri del datore di lavoro sono gli stessi, sia in caso di contratto a tempo determinato che indeterminato. Dunque, rimandiamo a quelli che abbiamo visto nel paragrafo precedente. 

Dimissioni, licenziamento e riassunzione: determinato vs indeterminato

Il contratto a tempo determinato si basa su un principio preciso: il lavoratore, firmando, si impegna a prestare servizio per un intervallo di tempo determinato. Per questo motivo, rispetto all’indeterminato, dove le dimissioni sono libere con preavviso, la rinuncia volontaria all’impiego non è consentita. In caso, l’azienda potrebbe chiedere un risarcimento sotto forma di penale. Ma esistono delle eccezioni. Il lavoratore può dimettersi se c’è una giusta causa, quindi se diventa oggettivamente impossibile proseguire col rapporto lavorativo. Le giuste cause più comuni sono il mancato pagamento dello stipendio, l’assenza di rispetto delle norme di sicurezza, situazioni di mobbing o molestia. Un fatto curioso è che le dimissioni possono essere presentate solamente online. Questa procedura è diventata obbligatoria nel 2016, col Jobs Act, e il motivo è molto semplice: contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, una pratica illegale in cui il datore di lavoro, al momento dell’assunzione, fa firmare il foglio delle dimissioni privo di data, così da riempirlo all’occorrenza. 

Per quanto riguarda il licenziamento, nel caso del contratto a termine valgono le stesse regole delle dimissioni, ma dalla prospettiva del datore di lavoro. Questo vuol dire che il dipendente a termine non può essere licenziato prima della scadenza, a meno che non si tratti di una giusta causa. Anche qui, per giusta causa si intende una circostanza così grave da rendere impossibile l’attività lavorativa. Lo stesso discorso vale per il contratto a tempo indeterminato, a cui però si aggiunge una clausola: il giustificato motivo oggettivo o soggettivo. Il primo, riguarda le ragioni obiettive, del funzionamento dell’azienda e della sua produttività. Il secondo, dall’altro lato, si riferisce ai comportamenti scorretti del dipendente, come il mancato rispetto degli obblighi descritti sopra. 

La riassunzione, infine, è un procedimento che vale solamente per i contratti a termine perché, per definizione, un contratto a tempo indeterminato non presuppone una data di scadenza. Le pratiche per il reintegro del dipendente in azienda sono quelle dello stop and go, che abbiamo già trattato nel primo paragrafo. 

Cosa cambia coi referendum di giugno?

I referendum del prossimo giugno sono cinque, divisi in due aree tematiche: una collegata alla cittadinanza e una al mondo del lavoro. Quest’ultima è composta da quattro quesiti referendari differenti. Il primo e il secondo si occupano di licenziamenti illegittimi – o senza una giusta causa – e indennità previste verso i dipendenti nel caso in cui si verificasse questa scorrettezza. Il terzo pone l’attenzione sui contratti a tempo determinato e chiede il ripristino dell’obbligo di causali che giustifichino una scadenza a 12 mesi o inferiore. 
Se vuoi informarti in modo più approfondito – e dovresti – abbiamo scritto una guida sui referendum dell’8 e 9 giugno dove potrai leggere con attenzione e comprendere cosa ti verrà chiesto al momento del voto. Dopo di ciò, iscriviti a Young Platform e facilitati la vita!

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