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Dal piombo all’oro: cosa è successo al CERN

GA
Giuseppe Avolio

4 min

Dal piombo all'oro: cosa è successo al CERN

Dal piombo all’oro: per la prima volta, al CERN di Ginevra i ricercatori hanno trasformato il metallo vile in metallo prezioso. Cosa è successo?

Il piombo e l’oro sono due metalli chimicamente molto simili, la differenza tra i due è di soli tre protoni. Ma questa piccola distinzione cambia tutto: un chilo d’oro costa circa 45.000 volte un chilo di piombo, per via di alcune caratteristiche come la scarsità in natura e la rarità, che lo rendono estremamente prezioso. Il 7 maggio, però, dal CERN di Ginevra è arrivata una notizia spiazzante: per la prima volta, si è compiuta la trasmutazione del piombo in oro. In questo articolo capiremo come e, soprattutto, proveremo a ragionare sulle conseguenze di questo esperimento. 

Trasformare il piombo in oro: un sogno che va avanti da secoli. 

La trasformazione, o meglio, la trasmutazione del piombo in oro è un sogno che l’umanità insegue da secoli: intorno al XVI secolo, gli alchimisti – antenati degli odierni chimici – ricercavano ossessivamente la nota Pietra Filosofale proprio perché considerata uno strumento necessario al raggiungimento di questo obiettivo. Lo scopo della trasmutazione era sia materiale, per via della ricchezza infinita, sia spirituale, in ragione del parallelismo fra purificazione del metallo vile in prezioso e purificazione dell’anima. 

Nel tempo, la scienza moderna ha dimostrato l’infondatezza delle teorie alchemiche, ma ha comunque continuato ad indagare su possibili reazioni chimiche in grado di rendere possibile questa trasmutazione. Finalmente, il 7 maggio 2025 al CERN di Ginevra, la trasformazione è stata ufficialmente dimostrata e verificata. Vediamo brevemente cos’è successo. 

Il piombo diventa oro : ALICE rileva la trasmutazione

La trasmutazione del piombo in oro è un processo nei fatti molto complesso, ma troveremo il modo per semplificarlo con un esempio ad hoc. In ogni caso, al CERN (Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare) di Ginevra, i fisici del Large hadron collider (Lhc), il più grande e potente acceleratore di particelle al mondo, hanno accelerato gli ioni del piombo a una velocità prossima a quella della luce e hanno notato una reazione particolare. Questi ioni, incrociandosi senza scontrarsi, generano fortissimi campi elettromagnetici che provocano l’emissione di protoni dal nucleo dell’atomo di piombo, il quale cambia struttura e si trasforma. Il piombo, quindi, può diventare tallio, mercurio o oro, se rispettivamente perde uno, due o tre protoni dal nucleo. 

Questi cambiamenti impercettibili sono state osservati grazie al rilevatore ALICE e ai cosiddetti calorimetri a zero gradi (ZDC), progettati e costruiti da ricercatori italiani dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) di Torino e Cagliari. Tuttavia, l’oro esiste per un intervallo di tempo brevissimo e in quantità estremamente ridotte, perché i nuclei, scontrandosi coi componenti dell’acceleratore, si frammentano immediatamente. 

Facciamo un parallelismo per comprendere meglio. Immagina due treni che sfrecciano a velocità supersonica su due binari paralleli, in direzioni opposte: quando si incrociano, spostano una massa d’aria che, naturalmente, impatta la carrozzeria. Al momento dell’impatto, a volte, può capitare che uno dei due treni perda uno, due o tre pezzi a causa dell’urto. Se ciò avviene, allora il treno che “subisce il danno” non è più il treno originale, ma diventa un altro tipo di veicolo simile ma strutturalmente diverso. Infine, il treno trasformato – o trasmutato – è destinato a frantumarsi perché la pressione dello spostamento d’aria ne causa il deragliamento. Ora non ti resta che sostituire “treni” con ioni di piombo e “massa d’aria” con campo elettromagnetico.

L’oro sarà per sempre un bene scarso?

Questa è la riflessione principale che ci sentiamo di fare a fronte dell’esperimento appena descritto. L’oro, come abbiamo anticipato, è prezioso per determinate peculiarità che lo rendono unico e da cui dipende la sua quotazione. Cosa succede se viene a mancare una delle proprietà più importanti, ovvero la scarsità

Naturalmente siamo distanti anni luce dal poter creare artificialmente una quantità d’oro visibile anche solo ad occhio nudo, tuttavia il dato che emerge è che l’oro potrebbe essere prodotto in modo sintetico e arbitrario. Bitcoin no. Per concludere, un’osservazione curiosa: premesso che la correlazione non giustifica la causalità, è interessante notare come dal 7 maggio, il giorno della pubblicazione della scoperta, il prezzo dell’oro sia calato del 5,5% e BTC, al contrario, abbia messo a segno un +8% – al momento in cui scriviamo. 

È importante ribadire che, sicuramente, queste performance sono frutto di molti fattori contestuali e non esclusivamente legate a questa notizia. O forse no? Nel dubbio, iscriviti a Young Platform e resta aggiornata/o!

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