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Energie rinnovabili: lo stato dell’arte

GA
Giuseppe Avolio

11 min

Investire nelle energie rinnovabili: opportunità e strategie

Le energie rinnovabili sono un tema centrale dagli anni ’70. Qui capiremo insieme di cosa si parla, a che punto siamo e se ha senso investirci

Le energie rinnovabili, tema ormai all’ordine del giorno, sono entrate pesantemente nel dibattito pubblico per la prima volta intorno agli anni ‘70, in occasione delle varie crisi petrolifere. In quel momento, coi prezzi del petrolio alle stelle, l’opinione pubblica ha iniziato seriamente a domandarsi se un sistema fondato esclusivamente sul combustibile fossile potesse essere davvero sostenibile. La risposta, ovviamente negativa, ha sollevato una serie di riflessioni sulla necessità di diversificare l’approvvigionamento energetico. Da quel momento sono passati quasi cinquant’anni: a che punto siamo adesso? In che direzione ci stiamo muovendo?

Cosa sono le energie rinnovabili?

Le energie rinnovabili, molto semplicemente, sono quelle fonti di energia non soggette a esaurimento: sono considerate inesauribili perché si rigenerano allo stesso ritmo, o anche a ritmo superiore, a quello con cui vengono consumate. Alcune fonti rinnovabili, tuttavia, presentano una capacità rigenerativa limitata. Le foreste, ad esempio, necessitano di un intervallo di tempo definito prima di poter essere nuovamente sfruttate, perché banalmente occorre aspettare che gli alberi ricrescano. Questi tipi di energia, pertanto, possono essere sfruttati senza negare le stesse possibilità alle generazioni future. 

Le energie rinnovabili, dal momento che dipendono direttamente dalle condizioni ambientali, non sono disponibili in modo uniforme in tutto il mondo. Come è evidente, è necessario che l’ambiente presenti determinate caratteristiche “energetiche”, come la quantità di luce solare disponibile e l’intensità del vento, ma anche spaziali dato che si tratta, spesso, di impianti molto invasivi. Tra le economie avanzate, solo Islanda e Norvegia riescono a soddisfare la totalità del fabbisogno energetico attraverso questa tipologia di energie, con Svezia e Danimarca subito dietro. 

Le energie rinnovabili, ovviamente, si basano sulle risorse rinnovabili, cioè sulle risorse che hanno un tasso di rigenerazione maggiore o uguale al tasso di consumo. Possono essere materiali o energetiche e coltivate o naturali: il legno, per esempio, è una risorsa materiale coltivata, mentre il vento rientra nelle energetiche naturali. 

Quali sono le energie rinnovabili?

Le principali energie rinnovabili sono sei e, ad eccezione dell’energia geotermica e marina, dipendono tutte dal Sole. Senza l’irraggiamento solare, infatti, non avremmo il vento, che è prodotto dalle differenze di pressione generate dal riscaldamento non omogeneo delle masse d’aria; non avremmo neanche l’idroelettrico perchè, logicamente, il Sole è responsabile del ciclo dell’acqua – dall’evaporazione alla pioggia; anche l’energia delle biomasse, che vedremo fra poco, deriva in parte dalla fotosintesi clorofilliana, irrealizzabile senza la luce solare. Entriamo al volo nel dettaglio:

Energia solare

L’energia solare può essere sfruttata in almeno tre modi diversi. Quello sicuramente più conosciuto fa riferimento all’energia solare fotovoltaica, cioè quella raccolta attraverso i pannelli solari. Gli impianti fotovoltaici, appunto, catturano la radiazione elettromagnetica emessa dal Sole – ovvero i raggi solari – e la convertono in energia elettrica: questa può essere impiegata sia per il riscaldamento dell’acqua, sia per l’illuminazione

Si parla poi di energia solare termica. Qui, la luce del Sole diventa calore perché viene usata per scaldare un liquido speciale, detto “termovettore” (cioè che trasporta energia termica), che a sua volta trasferisce il calore all’acqua che utilizziamo quotidianamente. 

Infine, l’energia solare termodinamica viene generata semplicemente direzionando la luce solare verso le caldaie, attraverso degli specchi montati sui tetti.  

Energia eolica

L’energia eolica, come tutti sanno, si ottiene attraverso il movimento delle gigantesche turbine eoliche, tipo quelle che vediamo dall’autostrada quando andiamo in vacanza in Puglia. Queste turbine, dette anche aerogeneratori, trasformano l’energia cinetica del vento in movimento rotatorio e azionano un generatore. Per semplificare: hai presente le torce dinamo che ti porti in campeggio? Quelle che si accendono dopo aver girato la manovella? Stessa cosa. 

Energia idroelettrica 

L’energia idroelettrica si ottiene con lo stesso principio dell’energia eolica. Si basa sul movimento – dunque sull’energia cinetica – dell’acqua, ottenuto solitamente sfruttando il dislivello fra due punti: l’acqua, cadendo da un punto alto a uno più basso, mette in moto delle turbine che, proprio come quelle eoliche, azionano dei generatori i quali producono elettricità. Il modo più comune per produrre energia idroelettrica è con le dighe e coi bacini idrici. 

Energia delle biomasse

L’energia delle biomasse deriva dalla combustione, gassificazione o fermentazione di materia organica di origine animale o vegetale, come rifiuti urbani o scarti agricoli. Con la combustione si produce calore, con la gassificazione elettricità e con la fermentazione i biocarburanti, come il bioetanolo e il biogas, utilizzati anche per alimentare le auto. 

Energia geotermica

L’energia geotermica è il calore naturale immagazzinato nel sottosuolo, prodotto dai processi geologici interni. La conversione del calore geotermico in energia elettrica si basa anch’essa sui movimenti delle turbine e sui relativi generatori

Per esempio, si perforano dei pozzi naturali dove è presente vapore ad alta pressione, per estrarlo e convogliarlo verso una turbina, che conseguentemente mette in moto il generatore. Oppure, nel caso in cui i pozzi non fossero abbastanza caldi da generare calore in modo efficiente, si estrae l’acqua naturalmente calda per riscaldare un secondo fluido, detto fluido di lavoro, che ha temperature di ebollizione più basse. Si sfrutta poi il vapore generato da questo secondo fluido per azionare le turbine, eccetera eccetera. 

Energia marina

Anche l’energia marina, o mareomotrice, sfrutta il movimento, in questo caso delle correnti, delle maree e delle onde. Come nel caso dell’eolico e dell’idroelettrico, i moti delle masse d’acqua fanno girare delle turbine che attivano i relativi generatori. L’energia meccanica viene quindi convertita in energia elettrica. Nonostante sia molto promettente, per ora trova poche applicazioni in quanto fortemente invasiva a livello ambientale.

Chi spende di più in energia rinnovabile?

Giusto per dare un’idea complessiva dei cambiamenti in atto, l’AIE (Agenzia Internazionale per l’Energia), nel suo report “World Energy Investment 2025”, ci dà una panoramica della situazione attuale: gli investimenti globali nel settore energetico alla fine del 2025 ammonteranno a 3,3 trilioni di dollari, di cui 2,2 trilioni – il 66,7% – destinati a energie rinnovabili, con le relative infrastrutture, e al nucleare, concettualmente molto più vicino alle rinnovabili che ai combustibili fossili. 

Inoltre, sempre l’AIE ci dice che, se dieci anni fa le spese per la produzione di energia dalle fonti fossili era superiore del 30% rispetto a quella ottenuta dalle rinnovabili, oggi la situazione è invertita: gli investimenti nel settore elettrico dovrebbero raggiungere la cifra di 1,5 trilioni di dollari per il 2025, ovvero il 50% in più rispetto agli investimenti totali per i combustibili fossili. Questa crescita, spiega l’AIE, è stata spinta dagli ingenti aiuti che le istituzioni hanno erogato soprattutto negli ultimi 5-10 anni, ma anche riduzione del costo delle tecnologie chiave per la transizione energetica, in calo del 60% rispetto a un decennio fa. 

Tra le motivazioni principali dietro questa tendenza troviamo sia la necessità di porre un freno al cambiamento climatico, sia le varie considerazioni in materia di sicurezza energetica, tornate al centro dell’attenzione in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e ai conflitti in Medio Oriente: i governi si sono resi conto che è imprescindibile diversificare l’approvvigionamento energetico, per mitigare i rischi ed evitare un blocco delle forniture. Ora un breve recap sul comportamento delle principali economie mondiali. 

Cina

Nel 2025, la Repubblica Popolare Cinese guida gli investimenti nelle energie pulite, tra cui le rinnovabili, con circa 630 miliardi di dollari – quasi il 30% del totale globale. In merito, i cinesi vantano ben tre record: il parco eolico, il parco fotovoltaico e la diga più grandi del mondo. Il primo, situato nel deserto del Gobi, è ancora in fase di completamento ma presenta più di 7.000 turbine. Il secondo, conta quasi 5,3 milioni di pannelli solari ed ha un’estensione di 133 km quadrati – per fare un paragone, il comune di Torino ha una superficie di 130,2 km quadrati. La terza, chiamata Diga delle Tre Gole, è talmente grande che il bacino d’acqua generato rallenta la rotazione della Terra – parliamo di un rallentamento totalmente impercettibile, ma comunque reale.

Stati Uniti d’America

Gli Stati Uniti, in costante competizione con la Cina, si stanno gradualmente orientando verso le fonti di energia rinnovabile, nonostante siano il più grande produttore al mondo di petrolio, con 13,2 milioni di barili al giorno nel 2024. Nello specifico, la quota di investimenti in energie pulita – termine che include, oltre alle rinnovabili, anche il nucleare e altre forme a bassa emissione – sul totale degli investimenti energetici, è passata dal 59% del 2015 al 68% nel 2025. L’AIE, inoltre, prevede che la percentuale raggiungerà l’81% entro il 2035

Gli Stati Uniti sono anche particolarmente attenti all’efficienza energetica e sono leader nel campo dell’ottimizzazione dei processi energetici basati su intelligenza artificiale. Questo campo, in futuro, sarà cruciale soprattutto per l’enorme quantità di energia che verrà richiesta dai data center, alla base del funzionamento proprio dell’IA.

Unione Europea

Come anticipato, l’invasione russa dell’Ucraina e il successivo stop ai rifornimenti di petrolio e gas russi hanno dato uno scossone all’UE, che ha finalmente compreso l’importanza della diversificazione. Nel 2025, riporta l’AIE, gli investimenti in energia pulita raggiungeranno i 390 miliardi di dollari, subito dopo Cina e Stati Uniti, mentre nel 2024 il 50% dell’energia elettrica di tutto il Vecchio Continente è stata prodotta con fonti di energia rinnovabile.

Un’altro dato, che dimostra l’effettivo cambio di corsia, riguarda il rapporto tra investimenti in produzione di energia elettrica da rinnovabile e da combustibile fossile: nel 2015 la proporzione era 6 a 1, mentre nel 2025 è 35 a 1. Una crescita di quasi il 500%.

Sarebbe interessante parlare anche di India, America Latina e Caraibi, Africa e Sud-Est Asiatico, ma quest’articolo poi diventerebbe un episodio di Noos e non abbiamo per niente voglia di rubare il lavoro al mitico Alberto Angela – è passato troppo tempo per fare la gag con Super Quark. Ti basta sapere che il trend è confermato in tutto il mondo e la spesa in tutto ciò che è relativo alle energie rinnovabili cresce con percentuali a due cifre: i leader di tutti i cinque continenti sono perfettamente consapevoli della necessità di differenziare l’approvvigionamento di energia in nome della sicurezza energetica. 

Ma quindi, conviene investire nell’energia rinnovabile?

Il discorso qui è abbastanza complesso. In passato, abbiamo già trattato un tema molto simile, quando ci siamo occupati dei fondi ESG: abbiamo notato una tendenza al disinvestimento nel breve termine, motivata soprattutto dalla fine dell’infallibilità del green, simbolicamente sancita dall’elezione di Donald Trump – ricorderai il drill baby, drill. Anche se “ESG” ed “energia rinnovabile” non sono sinonimi, l’andamento di questi fondi potrebbe riflettere un sentiment negativo, o comunque di “fine del sogno”, nei confronti di tutto ciò che è relativo ai concetti di sostenibilità e, in generale, di ambientalismo

Tuttavia, nella finanza tradizionale il tema dell’energia pulita e delle rinnovabili sembra recuperare terreno. A noi, però, piacciono molto i dati, quindi vediamo come si stanno comportando i tre principali ETF sull’energia rinnovabile.

Premessa: per semplificare, prenderemo in esame le performance degli ETF a 3 anni, 1 anno, 6 mesi, 3 mesi, 1 mese. 

  • iShares Global Clean Energy Transition UCITS ETF (replica fisica dell’indice S&P Global Clean Energy Transition creato da S&P Global): se avessi investito in questo fondo tre anni fa, ora saresti in perdita del 36%; se invece avessi iniziato un anno fa, saresti giù del 6,7%. Discorso opposto per quanto riguarda il brevissimo termine. In sei mesi, questo ETF ha messo a segno un +3,8%, in tre mesi un +11%, infine in un mese un +5,6%.
  • Amundi MSCI New Energy UCITS ETF (replica fisica dell’indice MSCI ACWI IMI New Energy Filtered creato da Morgan Stanley): anche qui, se avessi iniziato a investirci tre anni fa, saresti sotto del 25,6%; il trend positivo, però, parte già a un anno, poiché l’ETF ha registrato un guadagno del 3,2%. In sei mesi, il profitto è dello 0,6%, mentre a tre mesi è esploso con un +14,8%. Sul mese, infine, notiamo il +2,47%.
  • L&G Clean Energy UCITS ETF (replica fisica dell’indice Solactive Clean Energy creato da Solative): anticipiamo che questo ETF si è comportato molto meglio dei precedenti due e ha messo a segno ottime performance. A tre anni, anche qui siamo in negativo, ma di poco cioè dell’1,6%; a un anno, l’ETF è in positivo dell’8,16%. In sei mesi ha registrato un +7,9%, mentre in tre mesi la performance è stata incredibile: +24%. Infine, sul mese parliamo di un onestissimo +6,86%.

Due considerazioni finali rapide rapide: questi ETF, proprio come i fondi ESG di cui parlavamo prima, sono stati pesantemente condizionati dalle dichiarazioni di Donald Trump. Infatti, hanno raggiunto il bottom nel periodo tra fine marzo e inizio aprile 2025, momento in cui il Presidente USA dichiarava di voler imporre i dazi – come poi ha fatto –  e di eliminare i crediti fiscali e gli incentivi federali per l’energia eolica e solare. Seconda cosa: il primo ETF, che ha registrato il rendimento peggiore, è l’unico che include sia energia rinnovabile, sia energia pulita. Gli altri due, invece, sono composti al 100% da società che lavorano esclusivamente con le rinnovabili. É chiaro che – come ripetiamo sempre – la correlazione non giustifica la causalità, però vale comunque la pena sottolineare questo aspetto. 

E quindi? Cos’hai deciso? Energie rinnovabili si o energie rinnovabili no? Sulla base dei dati che abbiamo riportato, il tema dell’energia rinnovabile è molto interessante e siamo sicuri che, prima o poi, la civiltà umana sarà costretta a prendere una decisione e abbandonare il vecchio combustibile fossile. 

Ultima informazione prima di salutarci: Bitcoin e le energie rinnovabili sono più connessi di quanto si possa pensare. Ce lo dice il CCAF (Cambridge Center for Alternative Finance) dell’Università di Cambridge, con un report di aprile 2025 in cui ha stimato che, attualmente, il 52,4% dell’energia utilizzata per il mining proviene da fonti sostenibili – di cui il 23,4% dall’idroelettrico, 15,4% dall’eolico e il 9,8% dal nucleare. 

Sapevi queste cose? Eri a conoscenza dei miliardi di dollari che le principali economie del mondo stanno destinando al settore delle rinnovabili? Avevi idea del fatto che il mining di Bitcoin deriva per il 52,4% – per ora – da fonti energetiche sostenibili? Se la risposta è no, iscriviti al nostro canale Telegram per non perderti le notizie che contano. Se la risposta invece è sì, si vede che ti piace informarti per cui iscriviti a Young Platform cliccando qui sotto!

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