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Elezioni USA: chi sarà il prossimo presidente?

FI
Filippo Iachello

10 min

Il nuovo presidente americano: elezioni 2024

Oggi si vota alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America. Chi vincerà e cosa prevedono i programmi politici dei due candidati?

È arrivato il momento di uno degli eventi più attesi del 2024: le elezioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. Un evento che non solo decide il futuro del Paese, ma che influenza in modo profondo l’equilibrio geopolitico ed economico globale. Mentre milioni di americani si recano alle urne, il mondo intero si domanda: chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti? E cosa porterà la sua leadership?

È il momento cruciale della sfida elettorale negli States, e la situazione non è mai stata così incerta. I due candidati: Kamala Harris per il fronte Democratico e Donald Trump per quello Repubblicano, sono affiancati nella corsa alla presidenza e si scambiano ora dopo ora i favori del pronostico.

In questo momento di stallo, in cui si attende di conoscere l’esito, può essere utile riassumere le posizioni dei due candidati sui temi cruciali emersi durante la campagna elettorale: su tutti l’immigrazione, l’aborto, la politica economica e quella internazionale. Analizziamo nello specifico le loro prospettive e le misure che intendono attuare una volta insediati a Capitol Hill.

Come funzionano le elezioni del nuovo presidente negli Stati Uniti?

Prima di affrontare le misure che il nuovo presidente degli Stati Uniti introdurrà, può essere utile riassumere il funzionamento del meccanismo che gestisce le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Innanzitutto, è bene precisare che il sistema elettorale americano è indiretto; ciò significa che sono i grandi elettori ad eleggere il presidente.

Per spiegarlo in modo semplice si può dire che ad eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti non sono i cittadini, ma i grandi elettori di ogni Stato, perciò per vincere le elezioni non serve guadagnare più voti in termini nominali ma più Stati del proprio avversario.

Andando più nel dettaglio, si può dire che ogni Stato elegge un numero di grandi elettori pari a quello di deputati e senatori che esprime al congresso, in totale 538. Dopodichè questi, una volta eletti, si riuniscono in ciascuno Stato per esprimere la loro preferenza che vengono sommate a livello nazionale e determinano l’elezione del candidato che ha ottenuto la maggioranza assoluta.

All’interno della maggior parte degli Stati (fatta eccezione per Nebraska e Main) vige un sistema di tipo maggioritario puro. Ciò significa che il candidato – e quindi il partito – che ottiene la maggioranza relativa, anche di un solo voto, guadagna tutti i seggi e quindi tutti i grandi elettori in palio. 

Per comprendere il funzionamento delle elezioni americane del nuovo presidente non si possono non citare gli Swing States – stati in bilico, che storicamente non hanno una posizione politica ben definita. È proprio in questi distretti, nello specifico Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin, storicamente in bilico fino al verdetto, che si decideranno le elezioni del nuovo presidente americano.

Questi Stati sono cruciali e quindi molto diversi da quelli in cui l’esito del voto è praticamente già certo. Per esempio la California, uno Stato storicamente democratico o l’Alabama, l’Oklahoma e il Texas, dove ha quasi sempre vinto il candidato repubblicano.

Sondaggi elezioni USA: le ultime notizie

Come già anticipato l’esito delle elezioni del nuovo presidente americano è quantomai incerto e quindi i sondaggi non ci dicono molto. I due candidati stanno in queste ore affrontando la volata finale in un testa a testa che non lascia spazio a pronostici, nessuno oggi può affermare chi sarà il vincitore. 

Donald Trump sembra aver raggiunto l’avversaria in Pennsylvania – uno degli Swing State più importanti dato che possiede 19 seggi – dove per adesso è avanti ma solo dello 0,3%, mentre Kamala Harris sembra aver superato l’ex presidente in Iowa. Per quanto riguarda gli altri Stati chiave la Harris sembra avanti dello 0,6% in Michigan e dello 0,8% in Wisconsin, mentre Trump ha un margine del 2,5% in Arizona e dell’1,5% in Georgia e North Carolina

Per riassumere si può dire che oggi Kamala Harris può contare su 226 grandi elettori certi schierati dalla sua parte, mentre il suo avversario su 219. Ciò significa che Donald Trump diventerebbe, di nuovo, il presidente degli Sati Uniti se ottenesse il primato nei tre Stati in bilico in cui è in vantaggio: Georgia, North Carolina e Pennsylvania. Al contrario, la candidata democratica punta a vincere in Pennsylvania, dove è in svantaggio solo dello 0,3%, in Michigan, dove è in vantaggio, e in Wisconsin, Stato in cui regna la parità.

Donald Trump: immigrazione, economia e politica internazionale

Come avrete notato, ad oggi, i sondaggi non ci dicono molto su chi sarà il nuovo presidente americano. Lo stesso discorso potrebbe ripetersi domani, il 6 novembre 2024, giorno in cui difficilmente conosceremo il vincitore delle elezioni americane. In ogni caso, nell’attesa di conoscere il volto del nuovo presidente, possiamo analizzare i programmi politici dei due candidati, cercando di rispondere alla domanda “che cosa farà Kamala Harris o Donald Trump una volta che uno diventerà inquilino della Casa Bianca”

Immigrazione

Se Donald Trump dovesse diventare di nuovo il presidente degli Stati Uniti d’America è probabile che i primi interventi del suo governo saranno rivolti al tema dell’immigraizone, considerato cruciale per il 61% degli americani. 

In questo senso la questione è piuttosto preoccupante, visto che l’ex presidente ha spesso dipinto gli immigrati come criminali. Ovviamente tra il dire e il fare c’è una bella differenza, e la narrazione portata avanti da Trump in questi mesi ha un chiaro scopo: conquistare i cittadini americani più conservatori.

Tuttavia, come più volte ribadito dall’ex presidente e dal suo vice J.D. Vance, se i repubblicani dovessero “conquistare” Capitol Hill potrebbe essere attivato il più grande piano di deportazione della storia, il cui slogan potrebbe coincidere con lo slogan “rispediamoli a casa loro”. Attenzione però, la parola deportazione in inglese “deportation” non ha lo stesso pesante significato che gli attribuiamo noi italiani, ma è più simile al termine “espulsione”. In breve, la situazione che preoccupa un po’ tutti ma è da capire ciò che, effettivamente, il partito repubblicano può fare senza violare i diritti dell’uomo previsti dalla costituzione.

Economia e criptovalute

È, ormai, noto che Trump voglia puntare sui dazi, sulle tariffe, e quindi su politiche protezioniste. Se rispetterà quanto promesso in campagna elettorale, diventa quantomeno probabile l’ipotesi “guerra commerciale” con il resto del mondo (in particolare la Cina). Questo assetto potrebbe avere delle ripercussioni sulle economie di paesi, come il nostro, che dipendono molto dalle esportazioni negli States, oltre che causare un aumento dei prezzi – e quindi un riacutizzarsi del “problema inflazione”.

Tuttavia, Trump sembra voler procedere in ogni caso, dato che il denaro ricavato dai dazi potrebbe essere necessario per procedere con il serrato piano di taglio dei tassi di interesse e monetizzazione del debito che ha più volte promesso. 

Parlando di economia non si possono non citare le criptovalute, diventate inaspettatamente un tema centrale all’interno della campagna elettorale. Bitcoin e le altre crypto potrebbero beneficiare di una vittoria di Donald Trump, che da qualche mese a questa parte è diventato un grande fan del settore. 

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Per esempio, l’ex presidente sembra voler utilizzare i Bitcoin in possesso del governo americano come riserva per rendere più solide le finanze del paese, oltre a volerne promuovere l’adozione in generale. Quest’apertura nei confronti del settore è già visibile in alcuni stati, come la Florida, dove la scorsa settimana il CFO ha proposto di investire una parte dei fondi pensionistici dello stato all’interno di fondi pensione. Mentre il Wisconsin, il Michigan e la città di Jersey City hanno già iniziato ad investire parte delle loro riserve negli ETF spot su Bitcoin.

Politica Internazionale

Sul fronte geopolitico, Trump ha manifestato l’intenzione di ridurre il supporto economico all’Ucraina e di lasciare maggiore autonomia a Israele in Medio Oriente. Questa strategia, che enfatizza la difesa degli interessi americani, potrebbe però destabilizzare le relazioni internazionali, soprattutto con gli alleati europei. 

Fino ad oggi l’america di Biden ha fornito circa 174 miliardi di dollari all’Ucraina, denaro che è servito a difendersi dagli attacchi di una più attrezzata Russia. Cosa succederà se Trump diventerà il nuovo presidente degli Stati Uniti? L’atteggiamente isolazionista da lui e dal suo vice J.D. Vance prevede anche un’allontanamento dalla NATO, almeno per quando riguarda il sopracitato conflitto.

Kamala Harris: stabilità, economia e criptovalute

Concludiamo questo articolo sul nuovo presidente degli Stati Uniti e sulle elezioni americane con i punti principali del programma di Kamala Harris. Analizzando le sue proposte, possiamo comprendere quali potrebbero essere gli interventi cruciali della sua amministrazione nel caso in cui diventerà presidente. 

In generale, la candidata democratica Kamala Harris porta una visione più moderata e rassicurante, proponendo una leadership che si rifà alle politiche di Biden e che punta a favorire una crescita stabile, inclusiva e sostenibile.

Economia

Il focus delle politiche economiche proposte da Kamala Harris è rivolto alle famiglie americane, in particolare orientato al sostegno all’acquisto della prima casa. La candidata dem propone, infatti, un credito di imposta fino a 25.000 dollari per i nuovi acquirenti e fino a 6.000 dollari per i genitori di neonati.

Sul fronte inflazione, invece, intende introdurre un divieto federale contro la speculazione sui prezzi dei generi alimentare, senza ricorrere a dazi, ma invece cercando di mantenere buoni rapporti commerciali con gli alleati strategici attraverso un piano di “de-escalation”.

La Harris intende rendere gli Stati Uniti l’attore chiave a livello globale nella definizione di regole comuni e misure affinché la Cina le rispetti. In particolare, contrastando pratiche disoneste come il divieto di importazioni legate al lavoro forzato, la compensazione di sovvenzioni sleali, indagini sull’evasione dei dazi e l’adozione di requisiti commerciali “verdi”.

Anche Harris si è, di recente, dichiarata a favore del mondo delle criptovalute, che ha promesso di promuovere attraverso investimenti nella ricerca tecnologica. Tuttavia, la possibile nomina di Gary Gensler come possibile Segretario del Tesoro ha generato dubbi tra gli addetti ai lavori, in quanto il presidente della Security and Exchange Commission (SEC) è noto per il suo approccio rigido nei confronti delle criptovalute.

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Aborto e Sanità

La candidata per il ruolo di nuovo presidente americano, in forte contrapposizione con Trump, ha messo il diritto all’aborto al centro della sua campagna elettorale. Harris ha promesso di sostenere una legislazione che garantisca i diritti riproduttivi a livello nazionale e si è impegnata a impedire l’approvazione di un divieto nazionale all’aborto.

Dopo la decisione della Corte Suprema di ribaltare la sentenza Roe v. Wade nel 2022, ha definito la questione come una lotta per la libertà personale, avviando nel 2023 un tour per la libertà riproduttiva che l’ha portata a visitare diversi Stati.

Per quanto riguarda la sanità, Harris, pur avendo sostenuto in passato l’espansione dei programmi di assistenza pubblica come Medicare, ha recentemente escluso l’introduzione di un sistema sanitario unico, preferendo invece l’eliminazione dei debiti sanitari e collaborazioni con gli Stati per affrontare questa problematica. Ha inoltre proposto di estendere il tetto mensile di 35 dollari per l’insulina e il limite annuo di 2.000 dollari per le spese farmaceutiche, attualmente riservati ai beneficiari di Medicare, a tutti gli statunitensi.

Immigrazione

L’immigrazione rappresenta un tema centrale anche per Kamala Harris, che ha progressivamente adottato un approccio più moderato sulle politiche di confine.

Durante la campagna elettorale ha confermato il suo sostegno alla proposta di legge interpartitica sulla sicurezza delle frontiere, che, se non fosse stata bloccata dai repubblicani nel febbraio 2024, avrebbe stanziato centinaia di milioni di dollari per la costruzione del muro di confine, reso più rapide le decisioni sulle richieste di asilo, limitato la libertà condizionata per motivi umanitari e aumentato le espulsioni di migranti. 

Harris ha espresso la volontà di riprendere questo disegno di legge, dichiarando che “dovrebbero esserci delle conseguenze” per chi attraversa illegalmente il confine. Inoltre, come vicepresidente, è stata incaricata di affrontare le cause dell’immigrazione illegale dai Paesi centroamericani.

Nonostante possieda una pistola per motivi personali, Harris è un’accanita sostenitrice delle leggi per la sicurezza sulle armi e, dal 2023, guida l’Ufficio per la prevenzione della violenza armata. Ha promesso di vietare le armi d’assalto e introdurre controlli sui precedenti penali per prevenire l’accesso alle armi da parte di individui condannati per violenza domestica.

L’esito di queste elezioni americane, è quindi il volto del nuovo presidente degli Stati Uniti determinerà non solo il futuro del Paese, ma anche quello di molte altre nazioni che osservano con interesse e apprensione i risultati. La visione di Trump e Harris per il Paese e per il mondo non potrebbe essere più diversa: il primo promette politiche protezionistiche e un ritorno all’“America First”, mentre la seconda si propone di continuare un percorso di inclusività e stabilità. A prescindere da chi uscirà vincitore, l’impatto delle scelte del prossimo presidente avrà effetti profondi e duraturi su economia, politica estera e innovazione tecnologica.


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