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NFT vs Spotify. Come si ascolterà la musica nel futuro?

EC
Elisa Campaci

3 min

NFT vs Spotify

Anche il settore della musica sta considerando gli strumenti del Web3 e della blockchain. Gli NFT sono una valida alternativa ai servizi di streaming come li conosciamo oggi? Sì e no, vediamo perché!

Dicembre è quel periodo dell’anno in cui le tue storie di Instagram sono invase da Spotify Wrapped. Il riepilogo delle attività dell’anno sulla piattaforma streaming. Artista del cuore, brano ascoltato più volte, quanti minuti hai passato con le cuffiette. Hai già condiviso le tue? Se per gli utenti Spotify è il modo migliore per ascoltare la musica, per gli artisti non sempre è vantaggioso. Con l’avvento del Web3 alcuni musicisti cominciano a spostarsi verso tecnologie come gli NFT, più adatte a garantire diritti e percentuali sul loro lavoro. Scopriamo se gli NFT riusciranno un giorno a sostituire i servizi come Spotify.

L’era dello streaming tramonterà con il Web3?

Per la maggior parte dei musicisti è difficile guadagnare nell’era dello streaming. Infatti vengono pagati pochi centesimi per ogni ascolto o download. La rivista Rolling Stones raccogliendo i dati tra il 2019 e il 2020 ha mostrato che il 90% degli stream va all’1% degli artisti. Che in genere sono artisti già affermati. Con Spotify i musicisti non ci pagano le bollette! Gli NFT possono rappresentare un’alternativa in termini di entrate economiche. Esistono piattaforme come Catalog in cui gli artisti possono vendere direttamente la loro musica come NFT e ricevere i pagamenti in criptovalute. Con servizi come questi Spotify potrebbe scomparire: ci aspetta uno scontro tra titani, decentralizzazione e centralizzazione? 

NFT vs Spotify: quali pro e contro?

Per alcuni la musica sotto forma di NFT è solo la moda del momento, comprata da chi non vuole perdersi gli sviluppi più recenti del Web3 e prodotta da artisti affascinati dal mondo crypto. Per altri è destinata a diventare la chiave dell’industria musicale, si parla di creator economy e di raggiungimento dell’autonomia degli artisti. 

Tuttavia c’è da considerare che gli NFT hanno delle barriere d’accesso: sono molto costosi sia da creare che da comprare. Inoltre non garantiscono un’audience di massa o strategie di espansione come Spotify. Sembra difficile che nel breve termine gli NFT sostituiranno i servizi di streaming a causa della comodità e dell’accessibilità economica di questi ultimi. In che modo gli NFT riusciranno a superare i 381 milioni di utenti di Spotify? 

NFT, Spotify e artisti italiani 

Bebo (Alberto Guidetti) uno dei componenti del gruppo italiano Lo Stato Sociale, in questi giorni ha pubblicato un post su Instragram denunciando le “ingiustizie” di Spotify nei confronti dei musicisti. In tre parole? La tocca pianissimo. 

Esponendosi così duramente nei confronti del servizio streaming, Bebo ha messo in discussione il sistema del riconoscimento degli artisti. Ci dobbiamo aspettare una svolta Web3 de Lo Stato Sociale? 

Next step? Streaming su blockchain

Per rendere gli NFT il metodo più diffuso per ascoltare la musica, il primo passo per il futuro è abbassare i costi. In questo modo sarebbero a portata di un pubblico più vasto e un’opportunità creativa anche per musicisti con un pubblico più contenuto. Guardando sempre più in là si potrebbe immaginare un servizio streaming su blockchain. Ora come ora infatti i Marketplace di NFT sono un modo per comprare musica, mentre lo streaming richiede un modello di business diverso, che non contempla la compravendita e la proprietà esclusiva di ogni brano.

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