
I referendum dell’8 e 9 giugno si avvicinano e gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti. Di cosa si tratta? La guida
I referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno sono alle porte e circa 47 milioni di italiane e italiani saranno chiamati alle urne per decidere in merito a cinque quesiti referendari: uno sulla cittadinanza e quattro sul tema del lavoro. In questo articolo troverai gli elementi necessari per poter esprimere il tuo voto nel modo più informato possibile.
Referendum abrogativo: che cos’è e come funziona
Il referendum abrogativo è definito come uno strumento col quale i cittadini hanno la possibilità di richiedere la revoca totale o parziale di una legge. Può essere un’iniziativa che parte dal basso, nel caso in cui venga proposto dalla cittadinanza, o dall’alto, quando invece sono i promotori sono gli organi rappresentativi, come i consigli regionali. Se il referendum ha esito positivo, dunque se la maggioranza voterà “sì” alla domanda “volete voi abrogare…”, la legge oggetto della votazione verrà eliminata. Per essere valido, però, è necessario raggiungere il quorum: ciò significa che il referendum avrà valore legale solo se il 50% più uno degli aventi diritto al voto si recherà effettivamente alle urne – un po’ come il 51% attack. I referendum abrogativi più famosi della storia della Repubblica italiana sono quello sul divorzio del 1974, quello sull’interruzione di gravidanza del 1978 e quello sull’aborto del 1981.
Vediamo ora nello specifico quali sono i referendum dell’8 e del 9 giugno 2025.
Referendum sulla cittadinanza italiana
Il referendum sulla cittadinanza – scheda gialla – propone il dimezzamento degli anni di residenza legale previsti per poter presentare la domanda di cittadinanza italiana. Attualmente, gli anni necessari per questa richiesta sono dieci, mentre il referendum mira a ridurli a cinque. Secondo i promotori, tra cui spicca Riccardo Magi di +Europa, i cittadini di origine straniera interessati dall’approvazione di questo referendum sarebbero circa 2,5 milioni, a cui andrebbe aggiunto un altro mezzo milione di persone rappresentato da figli e figlie minorenni.
Il tema della cittadinanza è tornato di attualità nel periodo successivo alle Olimpiadi di Parigi, dove un gran numero di atleti e atlete italiani di origine straniera è tornato a casa con una medaglia al collo. Molte di queste personalità sportive hanno colto il momento di popolarità per porre l’attenzione sull’argomento, sottolineando quanto sia lungo e complesso l’iter burocratico per essere ufficialmente riconosciuti come cittadini italiani.
Referendum sul lavoro
I referendum sul lavoro sono quattro e sono stati promossi dalla CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), il più antico sindacato italiano, guidato da Maurizio Landini. Analizziamo i quesiti referendari uno per uno.
1. Contratto di lavoro a tutele crescenti e disciplina dei licenziamenti illegittimi
Questo referendum – scheda verde – propone la revoca di un decreto relativo al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, introdotto nel marzo 2015 dal Governo Renzi col Jobs Act. Questa tipologia di contratto, infatti, impedisce il reintegro del lavoratore in azienda in caso di licenziamento illegittimo, prevedendo invece un risarcimento economico compreso fra le sei e le trentasei mensilità. Va precisato che il quesito riguarda le imprese con più di 15 dipendenti. Se vincesse il Sì, si tornerebbe alla situazione normativa precedente al decreto, che infatti verrebbe abrogato: si ristabilirebbe l’obbligo di reintegro nel caso in cui il datore di lavoro avesse licenziato un lavoratore in modo irregolare o senza valide motivazioni.
2. Indennità in caso di licenziamento nelle piccole imprese
Il secondo referendum – scheda arancione – riguarda sempre i licenziamenti illegittimi, ma è relativo alle “piccole imprese”, cioè a quelle realtà con meno di 16 dipendenti. Nello specifico, si chiede l’eliminazione dei limiti massimi di risarcimento previsti nel caso in cui la cessazione del rapporto di lavoro avvenisse in modo irregolare, lasciando invece al giudice la facoltà di stabilire l’importo. Attualmente, nelle piccole imprese, se il datore di lavoro licenzia l’impiegato senza una giusta causa, il rimborso non può superare le sei mensilità: se vincesse il Sì, questo tetto verrebbe abrogato e la decisione finale spetterebbe alla magistratura.
3. Contratti a termine
Il terzo quesito referendario – scheda grigia – riguarda i contratti a termine. In particolare, propone l’eliminazione di alcune norme che stabiliscono quando e perché un’azienda può offrire un contratto a tempo determinato e le condizioni necessarie per il rinnovo o il prolungamento. In Italia, al giorno d’oggi, la normativa vigente permette ai datori di lavoro di assumere risorse mettendo sul tavolo un contratto con durata inferiore ai 12 mesi, senza dover fornire le motivazioni che giustifichino il ricorso a questo strumento: se vincesse il Sì, verrebbe ripristinato l’obbligo di specificare le cause.
4. Solidarietà giuridica tra committente e appaltatore
L’ultimo referendum abrogativo – scheda rosa – si occupa di salute e sicurezza sul lavoro. In questo caso, si propone la revoca di alcune norme che regolano il campo degli infortuni sul lavoro, nel caso di appalti o subappalti. Per comprendere bene il quesito, è importante conoscere la normativa attuale: quando una società committente appalta un lavoro delega alcune responsabilità all’impresa appaltatrice, tra cui quelle legate agli incidenti derivanti dai rischi connessi all’attività. Un esempio per capire meglio: una società appalta a un’impresa edile la costruzione di un palazzo e un operaio si fa male cadendo dai ponteggi. In questo caso, la colpa ricade esclusivamente su chi esegue il lavoro, quindi sull’azienda appaltatrice (o subappaltatrice). Se vincesse il Sì, anche la società committente dovrebbe rispondere dei danni o, per dirla in un altro modo, la responsabilità per l’incidente verrebbe estesa anche alla società committente.
Se le urne chiamano, rispondi presente!
Questi referendum abrogativi sono importanti a prescindere dai temi: sono un termometro che misura la partecipazione politica dei cittadini e delle cittadine. I referendum sono anche strumenti di democrazia diretta a disposizione degli elettori e, in quanto tali, è fondamentale rispettarli: sarà possibile votare domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15.
Se vuoi sapere come e quando si vota in Italia, abbiamo scritto una guida che parla proprio delle prossime elezioni, dagli un’occhiata e poi iscriviti qui sotto per non perderti le ultime notizie!
