Web3
Il termine Web3, coniato nel 2014 da Gavin Wood, co-fondatore di Ethereum e sviluppatore di Polkadot, viene utilizzato per indicare le innovazioni digitali di ultima generazione e le loro applicazioni su internet che pongono le loro basi sulla tecnologia della blockchain.
Questa definizione viene anche utilizzata per indicare una fase di internet: l’evoluzione della rete è stata segnata dal susseguirsi di ere (quella del Web 1.0, dal 1990 al 2005 circa, e quella del Web 2.0, dal 2005 al presente). Questo tuttavia non è propriamente corretto, infatti esiste una sostanziale differenza tra Web3 e Web 3.0.
Nel Web3 infatti, viene data la massima importanza alla rivendicazione della proprietà dei beni digitali, dell’identità digitale e alla decentralizzazione dei dati. Il passaggio alla nuova era non è ancora completato, al momento il Web3 esiste in quanto insieme di idee condivise sul futuro di internet e di primi esperimenti a riguardo.
Il significato del termine stesso è ancora in costruzione: la definizione di Web3 ha dei confini ampi e viene usata per indicare tanti aspetti diversi, tutti accomunati dalla tecnologia specifica di questa fase di internet, la blockchain. Il Web3 si propone di porre la blockchain alla base di tutte le tecnologie già esistenti, da internet all’intelligenza artificiale e l’Internet of Things.
I temi chiave sono quindi la decentralizzazione e la proprietà dei contenuti. Le opportunità offerte dal Web3 rappresentano la golden age dei content creator e degli artisti: in questa fase, tutto ciò che produci su internet è tuo e puoi decidere come e se monetizzarlo.
Il grande limite del Web 2.0 è legato principalmente alla centralizzazione: sebbene gli utenti siano liberi di interagire tra di loro e di creare e condividere contenuti, questi devono sottostare ai regolamenti imposti dalle varie piattaforme web in cui vengono pubblicati.
Spesso gli utenti si trovano costretti a rimuovere o modificare contenuti per non subire pratiche di censura o di ban.
Grazie all’introduzione di nuovi strumenti, il Web3 permetterà all’utente di muoversi con più libertà su Internet, come:
- Gli NFT, token non fungibili che permettono di autenticare la proprietà di un contenuto sulla blockchain o di creare e affermare la propria identità digitale in rete (attraverso, per esempio, l’impiego di Domini NFT)
- Gli smart contract, software basati sulle tecnologie blockchain che permettono di tracciare e gestire lo scambio di criptovalute. Grazie agli smart contract è possibile effettuare transazioni senza bisogno di intermediari centralizzati e possono essere consultati da chiunque poiché sono trascritti in maniera immutabile sulla blockchain. Questi strumenti promuovono non solo la decentralizzazione e la tutela della privacy, ma anche la trasparenza che caratterizza il Web3;
- Le applicazioni decentralizzate (dApp), ossia applicazioni open source e basate su smart contract. All’interno di questi sistemi, l’utente detiene il pieno controllo delle proprie attività.
- Le DAO: per consentire ai creator di avere pari autorità all’interno delle piattaforme di creazione e distribuzione dei loro lavori.
Grazie al Web3 internet sarà di proprietà di coloro che ne creano il valore e verrà gestito grazie agli strumenti della blockchain, ponendo le basi per la realizzazione di una ownership economy. Le pioniere di questo tipo di economia sono proprio le criptovalute, poiché il loro valore non è nelle mani di un’autorità centrale, ma in quelle di tutti coloro che la possiedono.